"Lotta fino alla morte". Ma dietro al volante

Prima l'urlo dei sindacalisti: «Lottiamo fino alla morte!». Poi il dietrofront: riprendete il servizio regolare. Nel mondo dei tassisti regna una gran confusione. I sindacati che si fanno la guerra, la base che chiede una linea comune ma, allo stesso tempo, è divisa su cosa fare. La liberalizzazione voluta dal governo ha gettato nello scompiglio il regno delle auto bianche. Il dilemma è uno: che forma di lotta scegliere per contrastare il decreto del Consiglio dei ministri con cui si introduce l'Authority dei trasporti che potrà decidere il numero di licenze? Le opzioni sono due: turno libero o astensione dal lavoro. Nel primo caso l'obiettivo è far saltare ogni orario: i tassisti circolerebbero tutti contemporaneamente provocando la paralisi della città. Nel secondo caso, invece, si tratterebbe di uno sciopero selvaggio generalizzato. La maggior parte dei tassisti radunati ieri al Circo Massimo propendeva per quest'ultima opzione. A capo della linea «turni liberi» c'è Nicola Di Giacobbe di Unica Cgil: «Dimostreremo che ottomila taxi insieme in strada non ci possono stare. Chiediamo ai sindaci di allearsi con noi. Chiederemo ad Alemanno lo scioglimento dei turni per 15 giorni». Questa posizione, all'inizio, è stata sottoscritta da sette sigle sindacali: oltre alla Cgil, Fit Cisl, Ugl Taxi, Federtaxi, Atitaxi, Lega cooperative e Cisal. Sull'altro fronte ci sono Uritaxi, Uil, Uri, Confcooperative, Cna, Ata artigiani, Claai, Fast e Ciosa Taxi. A capeggiare questa fazione c'è Loreno Bittarelli di Uritaxi. Queste sigle hanno scritto una nota con cui criticano l'atteggiamento degli altri colleghi: «Non ci risulta nessuna unanimità sul turno libero. Di Giacobbe parla per se stesso. Facciamo appello al sindaco di non accettare scelte non condivise da tutti».   Quando ieri alle 13 i sindacalisti hanno preso il microfono al Circo Massimo si è subito capito che i rappresentanti dei tassisti non erano in perfetta sintonia. Di Giacobbe della Cgil ha parlato per primo: «La cosa più grave - ha detto - è che il governo non ci ha ancora fatto avere il testo del decreto». Poco dopo è stato il turno di Bittarelli di Uritaxi. Senza aver avvisato il collega ha esordito così: «Ho qui in mano il testo del decreto che ci hanno fatto avere ieri sera. Ve lo leggo...». I manifestanti si sono guardati sbigottiti e si sono chiesti: «Ma questi sindacalisti parlano tra loro prima di venire qui?». La maggior parte dei manifestanti, però, ha le idee chiare: «La scelta migliore è non lavorare». Ieri sera, poco dopo le 20, è arrivato l'ennesimo dietrofront. Gli stessi sindacati che fino a poco prima si erano dati battaglia, hanno ritrovato un'intesa: «Riprendete il servizio. Abbiamo avviato un confronto con i gruppi parlamentari». Un invito arrivato da Ciisa-Taxi, Uritaxi, Unica-Cgil, Uri, Claai, Fit Cisl e Uti. Oggi, comunque, i sindacalisti si riuniranno di nuovo nel loro «Parlamentino» per decidere sull'opzione turni liberi. La scelta della protesta migliore da adottare verrà messa ai voti. La saga, quindi, continua.