Espugnato il fortino dei Casamonica
Nellecase caminetti accesi 24 ore al giorno e dosi pronte per lo spaccio. Uguale: un supermarket della droga, due vie del quartiere Romanina trasformate in un fortino dove acquistare e vendere cocaina indisturbati. Quest'attività criminale è andata avanti per almeno 5 anni ed è stata interrotta ieri mattina da un'operazione di polizia e carabinieri che hanno sgominato un'associazione a delinquere composta da membri della famiglia Casamonica. Trentanove spacciatori sono finiti dietro le sbarre, di cui 15 donne, al termine del blitz che ha portato anche al sequestro di numerosi mobili e immobili acquistati con i soldi ottenuti dallo spaccio. A coordinare le indagini, il procuratore reggente Giancarlo Capaldo, insieme con il pubblico ministero Roberto Staffa, che hanno lavorato con il capo della Squadra Mobile Vittorio Rizzi e con il comandante dei carabinieri della Compagnia di Frascati, il colonnello Rosario Castello, che a loro volta hanno diretto le operazioni nella zona sud della Capitale. Al termine dell'attività investigativa sono stati sequestrati due milioni e mezzo in conti correnti, 16 case (con interni stile «Scarface» e per un valore di 2,5 milioni) 36 automobili di grossa cilindrata, una borsa piena d'oro, 20 Rolex, 135 mila euro in contanti e 28 mila euro in titoli di stato. Dopo quasi quattro anni di indagine le forze dell'ordine sono riuscite a chiudere in carcere, tra l'altro, 15 Casamonica, otto componenti della famiglia De Rosa e 10 membri dei Di Silvio. A dare un'ulteriore svolta alle indagini, oltre ai pedinamenti, agli appostamenti e alle intercettazioni visive e audio, anche le dichiarazioni dei numerosi clienti fermati da polizia e carabinieri dopo aver acquistato la droga. Tra questi, molti transessuali che da tutta Roma arrivavano alla Romanina, nelle vie Giuseppe Devers e Salvatore Barzilai, per comprare ogni volta centinaia di euro di cocaina. «I viados hanno riscontrato in modo preciso e concludente - ha scritto il gip Aldo Morgigni nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere - tutta l'attività di polizia e hanno dimostrato come la Romanina sia la zona della Capitale dove si possono a ogni ora del giorno reperire dosi di cocaina di buona qualità e a un prezzo onesto rispetto al quantitativo di cocaina presente in ogni dose». I componenti della banda avevano ognuno un ruolo ben preciso. In strada, davanti ai portoni, c'erano le donne sedute su una sedia o intente a pulire in terra. Quando il cliente si avvicinava con l'auto, pagava e faceva il giro dell'isolato, mentre la spacciatrice entrava nel palazzo e si faceva consegnare da un altro pusher, attraverso una griglia di ferro, le dosi. La vettura tornava, prendeva la cocaina e andava via indisturbata. Durante quest'operazione, gli uomnini erano ben attenti, sui tetti dei palazzi, che non arrivassero divise. Per controllare le vetture che arrivavano in quelle due strade, i pusher mettevano o vasi o camion parcheggiati in doppia fila per trasformare la carreggiata in una sola corsia. «Con questi arresti - ha detto il procuratore Capaldo - abbiamo dato un segnale di efficienza e di volontà a reagire a fenomeni criminali allarmanti che godono di apparente impunità». «Abbiamo restituito alla città una fetta di territorio», ha aggiunto il colonnello Castello. «È stato dato un colpo mortale alla criminalità - ha detto il pubblico ministero Staffa - andando a toccare le risorse economiche». «È forte la volontà - ha affermato il capo della Rizzi Mobile - di colpire i patrimoni di questi soggetti impedendogli così di proseguire nelle loro attività criminali».