Marrazzo può chiedere i danni ai Ministeri
Il giudice ha deciso: anche i ministeri dell'Interno e della Difesa vanno citati come responsabili civili. Lo ha stabilito il gup che si occupa del presunto tentativo di estorsione ai danni dell'ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, per il quale sono imputati carabinieri, transessuali e spacciatori. I due dicasteri, nel caso di condanna, concorreranno al risarcimento delle parti civili tra cui figurano gli stessi ministeri, il giornalista Rai, i trans e i loro clienti che sarebbero stati rapinati. Per la procura, infatti, i mililtari avrebbero anche compiuto rapine nelle abitazioni dove avvenivano gli incontri a luci rossi soprattutto nella zona della Cassia. Agli imputati vengono contestati, a seconda delle posizioni processuali, i reati di associazione per delinquere, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, omessa denuncia di reato, falso ideologico, calunnia, perquisizione arbitraria, rapina, violazione di domicilio, concussione, interferenza illecita nella vita privata, favoreggiamento, ricettazione e omicidio volontario premeditato aggravato dall'uso di sostanze venefiche. L'omicidio poiché per i magistrati il pusher Gianguerino Cafasso fu ucciso da una dose letale di droga che gli sarebbe stata venduta da uno dei carabinieri. Il procedimento penale ha preso il via nell'ottobre del 2009, a distanza di tre mesi dal blitz del 3 luglio 2009 in un monolocale in via Gradoli da parte di alcuni militari dove si trovavano il trans Natalì e Marrazzo. In quell'occasione c'erano i carabinieri Nicola Testini, Luciano Simeone e Carlo Tagliente, i quali avrebbero minacciato «di gravi conseguenze» Marrazzo, costringendolo così a dargli tre assegni dell'importo complessivo di ventimila euro, nonché cinquemila euro in contanti. Sempre quel giorno, per la procura, è stato registrato un video con il cellullare nel quale si vedeva Marrazzo in camicia e mutande e alcune striscie di cocaina su un comodino: questa droga ha fatto finire nei guai il trans Natalì. Riprese che un quarto carabiniere, Antonio Tamburrino, per i pm, cercò di vendere a quotidiani, riviste di gossip e televisioni. Il 12 settembre dello stesso anno morì il pusher Cafasso nell'hotel Romulus sulla Salaria. Di questo decesso è accusato Testini. Durante le indagini, infine, morì anche il transessuale Brenda in un incendio scoppiato nella sua piccola abitazione che si trovava in via Due Ponti.