L'odissea dei passeggeri all'aeroporto
Itaxi spengono i motori e scoppia il caos. Lo sciopero con astensione dal servizio era stato annunciato da giorni ma questo non ha limitato i disagi allo scalo romano e così, per tutta la giornata, centinaia di passeggeri si sono ritrovati a districarsi tra linee di autobus, treno, passaggi occasionali e Ncc. L'ultimo fortunato cliente si siede sul sedile posteriore dell'unica vettura rimasta ancora negli stalli alle ore 7.58. Si chiama Giancarlo: «Sono stato baciato dalle dea bendata. Se non avessi trovato quest'ultimo taxi non so proprio come avrei fatto. Comunque sono solidale con i tassisti, se ci sono delle problematiche il governo ha il dovere di affrontarle». A pochi metri c'è Silla, slovacca che non condivide la protesta ma accetta il disagio con un sorriso. «Sapevo di trovare una situazione difficile e quindi ho chiesto ad un amico di venirmi a prendere. - dice - Credo che le liberalizzazioni siano la strada giusta, occorre dare più elasticità al mercato del lavoro». Passano pochi minuti e l'area antistante il Terminal 3 si riempie di persone a caccia di un mezzo. Matteo è appena arrivato dalla California, dello sciopero non era a conoscenza: «Ho telefonato a mio padre spiegando il problema, mi sta venendo a prendere. Sono 5 anni che manco dall'Italia, sapevo che gli stati di agitazione sono ormai quotidiani ma non immaginavo di trovarne uno appena sbarcato». Chi non aveva appreso dello sciopero fatica ad orientarsi. Il box informazioni è chiuso e al numero telefonico 8570 (quello che si deve comporre per richiedere un taxi) nessuno risponde. Francesco, impiegato, è arrivato da Palermo. «Ho dovuto ripiegare su un Ncc - dice - è più caro ma non avevo altra soluzione». In assenza delle auto pubbliche, infatti, restano solo gli Ncc. Per una corsa dall'aeroporto a piazza Navona un cliente si è sentito chiedere 80 euro. Quasi il doppio della tariffa taxi. Massimiliano Vitelli