In caserma altri due baby bulli
Hanno avuto paura. Braccati, sospinti in «superficie» dalle perquisizioni a tappeto e dai controlli organizzati dai carabinieri dopo il ferimento, sono venuti a galla. Si sono presentati nella caserma dela compagnia Casilina nel pomeriggio, accompagnati dal loro avvocato, i due ragazzi accusati di aver partecipato all'aggressione di un bengalese a Tor Pignattara. Sono anche loro minorenni, come il presunto autore dell'accoltellamento dei due cognati della prima vittima, che erano accorsi in suo aiuto. E, come lui, sono romani. Ma farebbero parte di una «mini-gang» multietcnica che imperversa da tempo nel quartiere, teatro il 4 gennaio dell'omicidio di Zhou Zeng e della figlioletta di nove mesi, Joy, freddati con un solo colpo di pistola sotto casa, in via Alò Giovannoli. I fatti. Sono le 4 del mattino di sabato quando Mojibor Rahman, 38 anni, esce da casa per andare a lavorare al mercato di piazza Vittorio. In via Serbelloni viene avvicinato dal terzetto. Uno gli chiede una sigaretta. Lui risponde negativamente e viene colpito con un pugno al naso. Quindi i «bulli» gli sfilano il portafogli con circa 200 euro e si allontanano. Richiamati dalle urla, i cognati ventiquattrenni del bengalese, Aron Ali e Robiul Molla, scendono in strada, soccorrono Mojibor e poi inseguono i tre ragazzi. Li raggiungono, chiedono la restituzione del bottino, ma uno di loro estrae dalle tasche un coltello e li ferisce alle braccia e al torace. Quindi la nuova fuga. Scattano le indagini dei carabinieri della compagnia Casilina e di quelli del Gruppo Roma diretti dal colonello Giuseppe La Gala. Il presunto accoltellatore, un italiano di sedici anni, viene sottoposto a fermo con l'accusa di tentato omicidio. Ha precedenti specifici. Il 30 aprile, con un sodale, pestò un altro bengalese, attaccando briga sempre con la classica scusa della sigaretta rifiutata. Ieri è stato il turno degli altri due (che inizialmente si pensava fossero romeni). Uno è coetaneo del primo fermato, l'altro ha diciassette anni. Sono indagati per concorso in tentato omicidio ma hanno negato con forza di aver partecipato al ferimento degli extracomunitari. «Eravamo nel gruppo ma non abbiamo partecipato», avrebbero detto ai carabinieri. Una versione che sarebbe confermata dal racconto delle vittime. Secondo gli investigatori, i tre farebbero parte di una banda multietica composta da una quindicina di giovani, molti dei quali minorenni, che spadroneggia da qualche tempo nel quartiere. Oltre all'episodio del 30 aprile, infatti, a Tor Pignattara ne è stato registrato un altro-fotocopia il 13 marzo. In quell'occasione la «preda» di turno era un romano. Avvicinato da cinque ragazzi, aveva negato loro la solita sigaretta chiesta con fare da duro. La replica non si era fatta attendere. L'uomo era stato preso a calci e pugni e, quindi, rapinato. Un «colpo» per il quale erano stati in seguito arrestati, sempre dai militari dlel'Arma, tre italiani, un tunisino e un bengalese. Mau. Gal.