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Fischi dalla piazza: "Non molliamo ora"

La protesta dei tassisti al Circo Massimo

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Quattordici ore di presidio, dalle 8 alle 22, concluso con un nulla di fatto. Quando in serata i sindacalisti, dal palco, hanno consigliato di riaccendere i motori «in attesa di altri incontri con le parti politiche» sono volati fischi ed insulti, ma alla fine i tassisti hanno aderito alla linea «attendista». «Monti come Schettino, hai sbagliato manovra»: si litigano il palco trascinandosi in assemblee che non hanno ancora tracciato la rotta da seguire; contestano i loro vertici sindacali, spaccandosi alla base; segnalano i «crumiri traditori» per poi giustificarli «perché non portano soldi a casa da una settimana»; invocano la presenza di politici, pur senza sperare che «qualcuno ci metta la faccia perché si perdono voti». Insomma, la protesta al Circo Massimo è stata tutto e il contrario di tutto, ma su un punto il fronte dei tassisti si è sempre riunito: «Questo decreto non passerà, lotteremo fino alla morte». Alcuni di loro sono fermi da dodici giorni, da quando insomma è stata proclamata la prima assemblea che nei fatti ha aperto il gennaio più caldo che la categoria ricordi. «Da quel giovedì non sono più salito in auto - conferma Gianluca, romano, al suo quarto giorno di presidio al Circo Massimo - non cederò fino a che non avrò la certezza che il mio lavoro è salvo». Erano quasi un migliaio, la maggior parte romani ma anche colleghi che hanno raggiunto la Capitale da Bari e Napoli. Tiepida l'accoglienza riservata ai rappresentanti sindacali, che hanno strappato applausi solamente quando si accennava alla ripresa dello sciopero selvaggio oppure allo scioglimento dei turni. Si è parlato anche di politica, altra grande protagonista della giornata di ieri: tra chi auspicava l'arrivo di Alemanno e chi, invece, ispirandosi alla tragedia del Giglio esibiva il cartello «Pdl risali a bordo, cà!», dalla piazza l'invito era comunque quello di «metterci la faccia»: «Questi signori che ci vengono a cercare sotto elezioni - ha tuonato il segretario del 6645 Davide Bologna - ora dove sono?». La spaccatura tra vertici e base, così come quella tra colleghi, si è palesata soprattutto sulle intenzioni per i prossimi giorni, quando - in attesa che il decreto sbarchi in parlamento - si dovrà decidere se e come continuare la protesta. Uniscono invece i contenuti: «Siamo tutti insoddisfatti - ha detto Nicola Di Giacobbe (Unica-Cgil) rivolgendosi poi ai manifestanti - vi proponiamo di informare Alemanno della nostra volontà di sciogliere i turni per quindici giorni».   Tanti applausi per quella che sembrava essere la linea dura da abbracciare e che ha tenuto banco per tutto il pomeriggio, sconfessata però dalla decisione finale, che ha lasciato scontenti la maggior parte dei tassisti intenzionati a non mollare fino a che non si portava a casa il risultato: «Torno a lavorare - è amareggiato e deluso Pietro - ma questi sindacalisti venduti devono smetterla di parlare e passare ai fatti, per me la protesta non finisce oggi».

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