«Il Municipio ha ignorato le richieste»
AndreaMonteforte, proprietario dell'Osteria La Quercia è furioso: «Siamo ormai al paradosso. Questa decisione non fa che accontentare i residenti e penalizza noi commercianti. Non la capisco tanto più che la piazza è un'isola pedonale e non vedo a chi possano dare fastidio i tavoli». Andrea aveva presentato una domanda di Osp non appena rilevato il ristorante, che gli era stata rigettata e sulla quale pende ancora una sospensiva del Tar. Del resto l'Osteria esiste da trent'anni «e il vecchio proprietario ha sempre messo i tavolini fuori». Poi una nuova domanda (tre mesi fa) decisamente ridimensionata rispetto alla prima. «Abbiamo provato a chiedere di mettere anche solo un ombrellone - spiega Monteforte - vale a dire nove metri quadrati di spazio occupato, ma niente. Il Municipio ogni volta ci diceva di presentare una domanda in un modo, ma non si capiva mai quale fosse quello giusto. Anche nel caso di quest'ultima domanda presentata non ci è stata data alcuna risposta». E ora questo emendamento. «Senza tavoli all'aperto – continua il proprietario – sono costretto a licenziare il personale perché ho pochissimo spazio dentro e solo di questo non riesco a lavorare». Indignato si dice anche Claudio Caligiuri de Il Fico, uno dei locali più alla moda a Roma. Ieri, un po' per protesta un po' per provocazione, al posto dei tavoli all'aperto Claudio ha messo una corda per delimitare lo spazio esterno dove i clienti stavano appoggiati in piedi, ammassati uno vicino all'altro, pur di bere qualcosa all'aperto. Anche Claudio ha fatto più di una domanda per avere il titolo per occupare ottenendo una sospensiva al Tar. La sua storia è simile a quella dell'amico Andrea. Rileva l'attività (che aveva una occupazione di suolo pubblico scaduta) a settembre 2010 per avere l'occupazione su tutta la piazza. Gli viene rigettata, fa ricorso e ottiene la sospensiva. Un anno dopo presenta una nuova domanda dove l'osp richiesta è molto più piccola della precedente, e sta ancora aspettando la risposta. Ma ora tutto è bloccato dall'emendamento che fa di queste due piazze due «piani zero». Zero come il numero di tavoli, sedie, ombrelloni e fioriere che si potranno mettere all'aperto. La pietra tombale su ogni discussione. «Ci stiamo consultando con i nostri avvocati per sapere cosa fare - dice Claudio - quello che voglio è far valere i miei diritti perché ritengo profondamente ingiusta una decisione come quella adottata venerdì dal Municipio, che non ha altro obiettivo che far morire il commercio romano e con questo tutto l'indotto economico». Dam.Ver.