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A tredici anni adescata e abusata dal pedofilo

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L'amicizia in chat, gli incontri in auto. Arrestato

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Leiuna ragazzina, lui 50 anni, bosniaco e clandestino, domiciliato in un'abitazione "di fortuna", che si manteneva con lavoretti saltuari ed espedienti. L'incubo iniziato nei primi del 2011 è finito tre giorni fa. I carabinieri della Compagnia di Pomezia del maggiore Rodrigo Micucci hanno fermato lo slavo su disposizione del Tribunale di Velletri, il Gip ha già convalidato l'arresto. È una storia oscura. Nata con l'inganno, dialogando per caso in chat, al computer, diventata un'amicizia dove l'adulto ha giocato il ruolo di seduttore, rassicurante nonostante l'aspetto fisico, massiccio e un po' minaccioso. Lei, 13 anni, accalappiata nel mondo virtuale, si è fidata di lui, di quel presunto pedofilo. Facile a quell'età. Non ha immaginato che potesse finire male, non ha parlato coi genitori di quel ceffo che la faceva salire in auto, che la portava in giro per Roma Sud, nelle aree del XII Municipio: Mostacciano, Spinaceto, Divino Amore, tutte fuori il Grande raccordo anulare. Incontri apparsi "dolci" ma divenuti amari, durante i quali il bosniaco ha spogliato la ragazzina della sua innocenza, della sua credulità e ha l'ha trascinata in fondo a un mondo violento. È stata la scena stridente - la tredicenne nella vettura col cinquantenne - che ha insospettito un residente. Per diverse sere ha notato la stessa scena a dir poco curiosa: lo sportello che si apriva e lei saliva e rimaneva nell'abitacolo. Il testimone è andato oltre, non si è fermato alla curiosità. Dentro di lui ha cominciato a montare un brutto sospetto, cioè che la ragazzina fosse vittima di abusi. Ha raccontato tutto ai carabinieri e sono partite le indagini. I militari hanno pedinato "la coppia", hanno documentato gli incontri, poi hanno perquisito il domicilio del bosniaco dove hanno trovato altro materiale. La mossa decisiva l'ha fatta la ragazzina. La vittima, assistita dai propri genitori e da una psicologa, ascoltata dai carabinieri, ha raccontato la triste vicenda, confermando le violenze subite e fornendo così ulteriori importanti elementi di prova. Il procuratore di Velletri ha disposto subito il fermo, convalidato dal giudice per le indagini preliminari che ha emesso l'ordinanza di arresto con l'accusa di violenza sessuale. Le indagini non sono finite. I carabinieri di Pomezia vogliono accertare di chi fosse l'abitazione dove viveva il bosniaco, se pagava un affitto in nero e a chi. E, soprattutto, se il suo computer nasconde le storie di altre eventuali vittime che magari non hanno avuto il coraggio di raccontare il loro incubo, né sono comparsi testimoni che non hanno retto alla visione di quegli incontri osceni. Il presidente della Commissione Politiche sociali del Comune di Roma, Giordano Tredicine: «Il cittadino bosniaco che si è macchiato del più atroce dei reati, quello di pedofilia, deve essere subito espulso dal nostro Paese».

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