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Il mistero del solco profondo sul collo di Nasiri

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Èquesto il particolare emerso dall'autopsia eseguita ieri all'istituto di Medicina legale, che ha portato il pm Luca Tescaroli ad aprire un fascicolo d'inchiesta per presunta istigazione al suicidio. Mohamed Nasiri, 30 anni, era uno dei due presunti rapinatori-killer ricercati di padre e figlia cinesi - Zhou Zeng, 31 anni, e la piccola Joy, di nove mesi - uccisi la sera del 4 gennaio scorso a Tor Pignattara. Sul corpo del nordafricano non sono stati trovati evidenti segni di violenza, ma a tutti gli effetti sulla sua morte monta il sospetto formale, che si vuole accertare, che sia stato ucciso, o meglio che sia stato costretto a uccidersi. Per verificare se quel segno sul collo è riconducibile all'impiccagione, nei prossimi giorni il medico legale Paolo Procaccianti eseguirà una simulazione che terrà conto dell'altezza del nordafricano, 1.87 metri, e del peso, circa un quintale. L'esperimento servirà anche ad accertare se lo sgabello trovato accanto al cadavere sia stato utilizzato per l'impiccagione. I quattro ragazzi praticanti soft air, gioco di guerra con armi ad aria compressa, che domenica mattina hanno scoperto il corpo di Nasiri, hanno raccontato che sembrava un manichino, coi piedi che quasi strusciavano a terra. Ora le domande. Come ha fatto il marocchino a raggiungere il gancio fissato sull'arco nell'ambiente accanto alla grande stanza del casolare dove si era rifugiato? Ha raggiunto da solo il ferramenta il via di Val Melaina dove ha comprato la corda e il veleno per topi, conservando lo scontrino in tasca, assieme al telefonino scollegato dalla batteria? Ascoltato dai carabinieri, il titolare del locale non ha riconosciuto il nordafricano. E poi: come ha fatto Nasiri a trovare quel casolare, in una zona distante dalla strada principale, praticamente un luogo che non si raggiunge se non si conosce, e inoltre così distante dalla sua zona, Tor Pignattara? È una delle tante stranezze ancora inspiegate di questo giallo. Fab. Dic.

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