I napoletani bloccano il centro
Egiù insulti. Nel giorno della protesta, la «caccia ai crumiri» ha riservato momenti di tensione per quei tassisti, la minoranza, che non hanno aderito allo sciopero selvaggio, preferendo attendere l'esito dell'incontro convocato a Palazzo Chigi. Parapiglia, fischi, applausi sarcastici, calci e pugni alle auto bianche in circolazione: tra Circo Massimo e via del Corso sono stati diversi gli episodi che hanno visto gli autisti in servizio vittime delle «rappresaglie» dei colleghi, bersagliati tanto dai romani quanto dai napoletani, giunti in blocco a Roma e intenzionati a restarci. Il plotone di tassisti si è schierato al Circo Massimo nella tarda mattinata di ieri. Per la maggior parte si trattava di napoletani, giunti a Roma col proprio taxi oppure in bus e treno. Circa duemila persone, stando alle loro stime, ridimensionate comunque dalle forze dell'ordine che parlavano di un migliaio di persone. Comunque «inammissibile» per il sindaco Alemanno, che si è scagliato contro questa «manifestazione spontanea non autorizzata di alcuni lavoratori provenienti da fuori Roma che stanno bloccando la città e minacciando i colleghi romani». Petardi, qualche fumogeno, al Circo Massimo la guerra era stata dichiarata contro il governo sì, ma anche contro i colleghi «dissidenti» che, non avendo spento i motori, sono finiti così al centro di insulti e provocazioni verbali. Intorno alle 17,30, un tassista romano che stava rilasciando un'intervista è stato aggredito da un gruppetto di colleghi napoletani, i quali contestavano la scarsa partecipazione di Roma alla manifestazione: «Abbiamo fatto un botto di chilometri per essere tutti uniti, poi ci date buca proprio voi che vivete qui, una vergogna». Ancora parole grosse, poi il romano ha spiegato: «Io prima aspetto l'esito dell'incontro con il governo e poi facciamo tutto quello che dobbiamo fare. Non accetto questi insulti». L'assenza di tassisti romani, in ogni caso, è stato l'argomento dominante del presidio al Circo Massimo: «A Napoli protestiamo da sei giorni - dice Giulio, intenzionato a dormire in auto fino a che dal governo non arriveranno notizie positive - qui si fa fatica a stare fermi un giorno, pensano solo ai fatti solo, ci sentiamo traditi». Le argomentazioni dei romani al lavoro, «garantiamo un servizio, è ingiusto prenderci di mira», non hanno convinto nessuno, né romani né napoletani. Ieri sono stati diversi i taxi danneggiati da chi era in stato di agitazione, atti di intolleranza culminati in calci e pugni contro vetri e portiere delle auto in servizio. Una minoranza oggetto anche delle critiche dei clienti, soprattutto turisti, che hanno dovuto fare i conti con l'ennesima giornata di disagi: mentre infatti le piazzole dei taxi in tutta la Capitale ma soprattutto nei pressi di Largo Chigi, raggiunto alla spicciolata dai manifestanti che nel frattempo avevano lasciato il Circo Massimo, risultavano per la maggior parte del tempo vuote, negli aeroporti, quello di Fiumicino in primis, la situazione non era migliore, le auto arrivavano col contagocce. Che potessero esserci tensioni tra «oltranzisti» e «attendeisti» era nell'aria fin dalla mattinata, quando ai primi insulti quei pochi romani che intendevano dare il loro apporto alla protesta si sono presentati al Circo Massimo a piedi: «Le auto sono nel garage al sicuro - spiega Massimiliano, tassista a Roma da diciannove anni - dopo i disordini che ci sono stati alla manifestazione del 2005, sappiamo come vanno queste cose». Lo sapeva bene anche chi ha comunque scelto di lavorare: avvicinarsi a via del Corso, tra quelle schegge impazzite, non era certo consigliabile: «Ho lasciato i miei clienti all'ingresso della strada e gli ho detto di farsi il resto a piedi - ha scelto la linea della prudenza Franco, sulla settantina - se mi spaccano la macchina davvero avrò finito di lavorare». La giornata si è schiusa com'era iniziata, tra fischi e musi lunghi. L'appuntamento è per oggi, sempre al Circo Massimo, dove alle 11 si terrà l'assemblea nazionale di categoria. I napoletani, ed in generale i tassisti non romani, si sono organizzati per dormire a Roma, chi nelle auto posteggiate lungo via dei Cerchi, chi in hotel: «Ci siamo organizzati per restare qui fino a che il governo non si piegherà alle nostre ragioni - conclude Carlo, tassista romano - per domani (oggi, ndr) è previsto l'arrivo anche di gente da Milano, Bologna e Venezia».