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Il Colosseo perde pezzi, l'ira di Alemanno

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L'assessore alla Politiche culturali Dino Gasperini e il sindaco di Roma Gianni Alemanno durante l'ispezione (Foto Gmt)

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Tutti al capezzale, ieri mattina, del Colosseo che, ormai diventato un malato cronico, continua a perdere i pezzi. L'ennesimo frammento (accompagnato da altri più piccoli) di laterizio, un'inezia più o meno di sette centimetri, è rimbalzato, all'improvviso, giù sul selciato esterno facendo due salti, dal secondo anello della zona sudoccidentale antistante all'arco di Costantino. Proprio a pochi passi dal «teatrino» allestito dai falsi centurioni per le foto posate con i turisti travestiti da matrone e senatori. A dare l'allarme i vigili urbani che hanno comunicato l'accaduto alla Soprintendenza. Immediatamente il caposervizio del Colosseo si è recato sul posto che è stato transennato, ed è sta fatta anche la verifica insieme ai vigili del fuoco. All'ora di pranzo è arrivato pure il sindaco Gianni Alemanno. Ad attenderlo l'assessore alla Cultura Dino Gasperini. Ben presto si è creato un capannello di fotografi, giornalisti ma anche turisti incuriositi dalla presenza del primo cittadino e seriamente impressionati dalla notizia del crollo, seppure uno sbriciolamento, che testimonia quanto vulnerabile e fragile sia l'Anfiteatro Flavio, per ammirare il quale hanno fatto migliaia di chilometri. «Ormai piccoli crolli e frammenti che cadono stanno diventando fatti quasi quotidiani all'interno dell'area del Colosseo - ha esordito il primo cittadino - Questo non è ammissibile, perché non è accettabile che il monumento più famoso del mondo sia in una situazione di rischio e di pericolo». L'ennesimo crollo, poi, arriva a fagiolo e cioè all'indomani della bufera scoppiata sull'accordo tra il Ministero dei Beni Culturali e il gruppo Tod's per la sponsorizzazione dei lavori di restauro dell'Anfiteatro Flavio, siglato un anno fa. Un sindacato, Uil Beni culturali e l'associazione dei consumatori Codacons hanno chiamato in causa il Tar (che si pronuncerà il 26 gennaio) e l'Antitrust. La Procura della Repubblica di Roma e la Corte dei Conti hanno aperto un fascicolo. Al momento, però, senza ipotesi di reato. Diego Della Valle, patron della Tod's ha già fatto sapere di poter recedere dal contratto. Il ministro Ornaghi l'ha pregato di aspettare. Il sindaco Alemanno aveva già twitterato, giorni fa, il suo pensiero: «Basta inutili polemiche: il Colosseo deve essere restaurato. Non ci sono soldi e non possiamo sprecare l'unica occasione che abbiamo». E ieri è tornato a ribadirlo: «Questa è l'occasione per affermare che si devono aprire subito i cantieri e per fare un appello a tutti, specie alla magistratura competente per sbloccare questo restauro. Ci sono 25 milioni disponibili, di cui 10 già depositati al Ministero dei Beni Culturali, e tutto è fermo perché un'associazione e un sindacato hanno iniziato a bombardare di esposti questo restauro». La notizia, ben presto, ha fatto il giro del mondo rimbalzando sui più autorevoli giornali stranieri. La questione, a detta del sindaco, ci sta coprendo di ridicolo «Il mondo ci guarda e ci chiede cosa stiamo facendo per il Colosseo, mi sembra una follia. Il mio - ha concluso - è un appello alla responsabilità e a un pò di buon senso». Insomma questo freno è arrivato a carte quasi fatte. Per esempio il gruppo Kerakoll aveva già risposto all'appello di Della Valle per il restauro del Colosseo confermando la disponibilità ad assicurare «tutto il supporto necessario in termini di fornitura dei materiali e delle competenze tecniche a titolo gratuito per i lavori di risanamento». Si tratta di «tecnologie verdi» per il consolidamento, il ripristino e la deumidificazione delle antiche murature del Colosseo, forti dell'esperienza acquisita nel restauro di altri patrimoni dell'umanità come la Basilica di San Marco a Venezia, l'Arena di Verona, Palazzo Vecchio e Corridoio Vasariano con Palazzo Pitti a Firenze. Ma ora chiamata in causa, l'associazione del Codacons ribadisce la sua posizione: «L'Antitrust ha avanzato osservazioni sulle distorsioni della concorrenza contenute nell'Accordo, e poi Procura di Roma e Corte dei Conti hanno aperto un'indagine» e propone di «attendere le decisioni della magistratura ordinaria e di quella contabile perché nessuno intende impedire i lavori di restauro del Colosseo, ma si vuole solo garantire che il tutto avvenga nel rispetto delle regole». A sbollentare lo sdegno c'è pure l'ipotesi di dolo, definita plausibile dai tecnici, per quest'ultimo crollo: qualcuno avrebbe potuto lanciare i frammenti da una delle arcate. L'ipotesi è pure caldeggiata dal sovrintendente Umberto Broccoli: il frammento è caduto obliquo, non perpendicolare. Per Alemanno non cambia niente: «Non faccio l'investigatore privato. Potrebbe essere stato qualcuno che ha cercato di portarsi via un pezzo di Colosseo e l'ha buttato giù per paura di essere stato scoperto». Ragione di più per intervenire: «con il restauro c'è un nuovo sistema di sicurezza, il controllo e le verifiche, anche grazie a tecnologia di alto livello». Ecco perché il sindaco non ha tempo da perdere: «Anche se la competenza sul Colosseo è del ministero, da parte mia l'appello è di rompere gli indugi. Lunedì (domani per chi legge) parlerò con chi ha promosso questi esposti e cercherò con la massima fermezza di convincerli a recedere dall'atteggiamento, cercando di capire cosa diavolo vogliono».

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