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Caccia all'estero al secondo assassino

Le foto delle vittime, il commerciante cinese Zhou Zheng e la piccola Joy di 9 mesi

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Il sospetto è che sia all'estero il secondo assassino nordafricano. I carabinieri ce la stanno mettendo tutta per trovarlo. Con la sua cattura l'assurdo duplice omicidio del 4 gennaio a Tor Pignattara, dei cinesi Zhou Zeng e di sua figlia, la piccola Joy di nove mesi, è praticamente chiuso. Per ora è ancora caccia grossa. L'altro ieri il ritrovamento del complice, il marocchino di 30 anni, Nasiri Mohamed, impiccato tre-quattro giorni fa a un gancio in un casolare di via Boccea, al chilometro 14. A terra i pallini da «soft air», gioco di guerra con armi ad aria compressa: infatti il cadavere è stato scoperto da alcuni giocatori che si divertono in zona. E inoltre sparse c'erano le buste del veleno per topi che probabilmente Nasir ha ingerito: lo confermerà il medico legale. Indosso al maghrebino senza vita i militari hanno trovato un cellulare e lo scontrino del ferramenta dove ha acquistato gancio e veleno. Il telefonino è l'apparecchio che i militari intercettavano, che continuava a lasciare tracce telematiche, che rendeva ottimisti gli investigatori convinti che tra non molto sarebbero arrivati alla svolta? Anche se il marocchino oramai non può più parlare, dicono molto le informazioni su di lui, addosso a lui e potrebbero rivelare indizi utili anche quelle eventualmente dentro di lui: lo stabilirà l'autopsia. Le prime, l'identità. Nasiri era pregiudicato per furto e ricettazione, alle forze dell'ordine aveva fornito diversi nomi falsi. Frequentava la zona di Tor Pignattara e sicuramente era spesso in compagnia del complice. Due belve che quella sciagurata sera si sono trasformate in assassini. Frequentavano il bar gestito dalla donna - Zheng Lyan - assieme a suo fratello e alle sue due sorelle. I balordi sapevano che Zhou Zeng, il marito, lavorava in un money trasfer in via Bordoni, a due passi dal locale in via Tempesta e da casa in via Giovannoli. La sera del 4 gennaio, poco dopo le 21,30, coperti da caschi i due malviventi hanno seguito la famiglia cinese e poi, davanti al portone di casa, l'aggressione. Lui aveva la piccola in braccio: i rapinatori-killer gli hanno sfilato la borsa più tardi ritrovata abbandonata in un casolare di Casal Bertone con all'interno poco più di 15 mila euro sporchi di sangue. Nella via di fronte sono stati rinvenuti i caschi con le impronte digitali degli assassini. Con un taglierino hanno tranciato la tracolla della borsa della cinese. Marito e moglie hanno reagito. Per errore sarebbe partito il colpo di pistola, una calibro nove: ha ferito a morte la bimba alla nuca, le ha trapassato il cranio e si è andato a conficcare nel petto del papà che teneva Joy in braccio. Poi la fuga dei due, per un tratto inseguiti dalla donna che è tornata indietro a soccorrre marito e figlia. Le seconde informazioni, il cellulare. I carabinieri del comandante provinciale Maurizio Detalmo Mezzavilla si aspettano molto da quell'apparecchio. Sicuramente sono registrati i contatti del marocchino, con chi ha parlato, da chi è stato chiamato. E potrebbe esserci l'altro killer, il suo complice. Gli altri indizi, l'autopsia. A un occhio esterno potrebbe dire poco il corpo del marocchino trovato appeso a un gancio in un casolare di via Boccea dai giocatori di «soft air», gioco di guerra con armi ad aria compressa. Ma non al medico legale. Ieri la Procura ha disposto l'autopsia. Sarà interessante sapere se sugli abiti ci sono le tracce degli ambienti frequentati da Nasiri, magari dell'ultimo nascondiglio. Nello stomaco, gli eventuali resti biologici. E ancora: il terreno sotto le scarpe e tanti altri porobabili indizi chimici e genetici. Le indagini sono ancora aperte. All'estero le altre polizie sono state allertate. Catturare l'altro nordafricano potrebbe essere una questione di ore

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