Un Eldorado a cinque cerchi
Un'occasione d'oro per il Pil e l'occupazione. Le Olimpiadi di Roma 2020 potrebbero rappresentare un'opportunità per superare la crisi e avviare un nuovo miracolo italiano, proprio come lo fu l'edizione del 1960, passata alla storia per sostenibilità, organizzazione e gesta sportive. Le parole d'ordine del Comitato promotore di Roma 2020 per conviere il Cio ad assegnare alla Capitale i Giochi sono austerità, rigore nel controllo dei costi e trasparenza nella gestione. Una missione è tutt'altro che impossibile. Lo studio di fattibilità redatto dalla commissione di compatibilirà economica presieduta da Marco Fortis presentato ieri in Campidoglio non lascia spazio a dubbi. Cento pagine di dati economici chiari: le Olimpiadi a Roma determinerebbero una crescita cumulata del Pil nazionale pari a 17,7 miliardi di euro nell'arco temporale 2012-2025, che equivale a un aumento dell'1,4% del Prodotto interno lordo nazionale rispetto al 2011. La crescita del Pil coinvolgerebbe tutte le regioni d'Italia, ovviamente con maggiore concentrazione al Centro, dove l'aumento cumulato sfiorerebbe il 4%, ma con benefici sensibili anche al Nord (0,5%) e al Sud (1%). Sul fronte del lavoro, la media annua di nuovi occupati sarebbe di 12mila unità, con un picco di 29mila nel 2020. La crescita in termini di unità di lavoro medie nel periodo 2015-2025 sarebbe pari allo 0,7% a livello nazionale, con un picco del 2,2% al Centro. La relazione della Commissione Fortis sottolinea soprattutto che tali vantaggi in termini di crescita di Pil e livelli occupazionali risulterebbero praticamente a costo zero per il Paese. L'intero volume di spesa per le Olimpiadi a Roma sarebbe di 8,2 miliardi di euro, a fronte di un introito di 3,5 miliardi tra proventi del Cio per diritti sponsor e tv, biglietti, sponsor locali e lotterie e ricavi da valorizzazione immobiliare. I restanti 4,7 miliardi, che dovrebbero essere garantiti dallo Stato come spesa pubblica, genererebbero un maggiore gettito erariale per il Paese pari a 4,6 miliardi di euro. In pratica, l'operazione diverrebbe un volano per l'intera economia nazionale a un costo finale di 100 milioni di euro. Nei particolari, i costi per l'organizzazione ammonterebbero a 2,5 miliardi, quelli per la realizzazione e l'adeguamento degli impianti sportivi a 1,4 miliardi, la stessa cifra necessaria per costruire il villaggio olimpico da 18mila posti e il Centro Stampa da cinquemila. La candidatura di Roma massimizza l'utilizzo di strutture esistenti e di impianti temporanei. Sono da completare la Città dello Sport di Calatrava a Tor Vergata (500 milioni) e vanno realizzate due nuove opere: un bacino remiero da 95 milioni e un velodromo da 55 milioni. Ma il resto degli impianti è già esistente. Altri 2,8 miliardi saranno da destinare alle infrastrutture urbane e di mobilità, ma sono già previsti dal piano strategico di Roma Capitale e necessari per il Giubileo del 2025. A questa cifra vanno aggiunti i lavori di adeguamento dell'aeroporto di Fiumicino (1,6 mld), interamente a carico dei privati. Un approccio di spesa moderato come richiesto dal presidente del Cio Jacques Rogge. Per questo è stata giudicata «potenzialmente interessante» una candidatura di Roma che possa valorizzare un parco importante di strutture già esistenti da integrare non nuovi investimenti. «L'impegno finanziario è molto oneroso, soprattutto in questo momento. Con un punto di spread si fanno tre Olimpiadi. C'è entusiasmo, ma ci sono problemi finanziari. Il governo dovrà tenerne conto, non si possono fare errori», ha detto il ministro dello Sport Piero Gnudi, secondo cui il governo «dovrà tenere i piedi per terra».