Intrappolati negli aeroporti
Lastessa frase in molteplici lingue, l'impiegato di Aeroporti di Roma, società di gestione del Leonardo Da Vinci, l'ha dovuta ripetere decine di volte dall'alba. Alex appena atterrato da un volo proveniente da Mosca intorno alle 11.30: «Addio riunione programmata e via alla ricerca del trasporto alternativo». Ieri mattina allo scalo internazionale di Fiumicino, invece della solita, lunga e caotica fila di auto bianche, agli stalli preposti c'era il deserto assoluto. L'adesione alla mobilitazione della categoria che ha paralizzato la Capitale, è apparsa totale anche tra i terminal dell'aeroporto. Tutti i tassisti erano riuniti al «polmone», l'area dove si smistano le auto di piazza, adiacente i parcheggi di lunga sosta dello scalo, e dove si sono susseguite le assemblee spontanee, durate fino al primo pomeriggio. Solo per i viaggi destinati alle persone diversamente abili o per gruppi dove sono presenti bambini, si sono fatte eccezioni. «Non sapevo di questo sciopero, – dice Gualberto, manager da Londra – Ora devo trovare un modo per arrivare all'Eur, ma già un paio di ncc mi hanno detto di no». Restano gli shuttle, i bus di linea o il Leonardo Express. Ma il ritardo è assicurato. Al terminal 1 degli arrivi, la faccia del turista smarrito si riconosce subito. Un assedio di personaggi pronti ad offrire il trasporto alternativo. Ncc, consorzi di trasporto privati e poi gli immancabili abusivi. Quando il gatto non c'è i topi ballano, si dice. Gli «irregolari», quasi tutti italiani, sono semi-nascosti tra l'area sosta degli autobus e il piazzale vicino la stazione ferroviaria. Tra loro e i possibili clienti però, ci sono di mezzo carabinieri, vigili e poliziotti, impegnati ad evitare proprio di lasciar campo libero agli abusivi. Che però, almeno, ci provano, come sempre. Anche all'aeroporto di Ciampino non c'è neppure un taxi disponibile, a differenza del continuo via vai delle macchine a noleggio e degli autobus che procedono con corse a ritmo serrato. I turisti si avvicinano ai posteggi taxi e aspettano, ma poi desistono e prendono i bus. Per tutta la giornata di ieri la situazione è questa. E oggi si ripete. Di fronte ai parcheggi vuoti, tre tassisti «di piazza», stazionano dalle sei del mattino: «Non prendiamo corse finché il Governo non ci riceve – dice Fabrizio – per i disabili invece, riserviamo corse gratuite. Siamo ottomila tassisti con famiglia, tutti in ginocchio e con la dignità lesa dopo l'ennesima trovata: la liberalizzazione delle licenze». Fabrizio, Paolo e l'altro Fabrizio C., raccontano che nel giro di tre anni sono cresciuti da 5 mila a 8 mila tassisti. «In media siamo arrivati alla soglia di cinque corse giornaliere – dice Fabrizio C. - perché siamo sempre più messi da parte a causa delle basse tariffe dei bus, senza contare le auto a noleggio, che pattuiscono le tariffe col cliente e spesso prestano servizio fuori dal territorio». I tre raccontano che in media spendono di carburante 600 euro al mese, mentre i rimborsi sono di circa 600 euro l'anno. Valeria Costantini Chiara Rai