I balneari contro l'asta delle spiagge
«L'articolo26 della bozza del decreto sulle liberalizzazioni - spiegano i sindacati di categoria Sib, Fiba, Confindustria balneatori e Cna - prevede l'assegnazione tramite asta delle concessioni demaniali marittime. Ciò stravolge la decisione assunta dal Parlamento con la legge 217/2011 che dà quindici mesi di tempo al Governo per adottare un decreto legislativo per il riordino del meccanismo di concessione delle licenze». Meccanismo che, secondo i gestori degli stabilimenti (1.200 soltanto nel Lazio), dovrà «evitare l'asta, destinata a favorire i grandi gruppi industriali che potranno rilanciare all'infinito all'incanto per accaparrarsi le licenze e la criminalità organizzata che ha necessità di riciclare i capitali illegali». «La liberalizzazione selvaggia programmata da Monti è destinata a penalizzare le aziende familiari che costituiscono il tessuto del comparto balneare e hanno finora assicurato un servizio unico in Europa», sottolinea il presidente del Sib Lazio Fabrizio Fumagalli. Proprio l'Unione europea ha chiesto di assegnare le licenze all'incanto per superare l'attuale gestione delle spiagge ritenuta monopolistica. Dopo un'estate di lotta, gli imprenditori del mare sono riusciti ad ottonere, lo scorso 15 dicembre, l'approvazione della legge 217/2011 che prevede il riordino salvaguardando le piccole imprese. «Il Governo Monti ha cambiato le carte in tavola - s'arrabbia Fumagalli - Tutti all'asta subito e licenze di quattro anni, non rinnovabili. Così si condannano alla precarietà pure le spiagge». Alessandra Zavatta