«Viviamo nella paura.
E,anche se la polizia li arresta, questi delinquenti tornano presto liberi e colpiscono di nuovo. È vero che siamo un po' chiusi, isolati. Ma stiamo cercando di integrarci nella vostra società, i più giovani già si sono riusciti, e continueremo a fare ogni sforzo possibile per raggiungere una piena integrazione». A parlare è Lucia Hui King, portavoce e responsabile delle 18 associazioni che compongono la comunità cinese romana. È vero che vi sentite poco protetti, come urlavano durante la fiaccolata di martedì i suoi connazionali? «È da tempo che viviamo nella paura, che siamo nel mirino di rapinatori e scippatori. E questo a prescindere dall'ultimo, tragico episodio di Tor Pignattara. All'Esquilino il commissariato di zona fa il possibile. Ma non è sufficiente. Io stessa sono stata derubata due volte, tutte e due al semaforo all'angolo fra via Principe Eugenio e via Lamarmora...». Come è accaduto? «È un semaforo micidiale. Uno fa finta di parlarti dal finestrino, il complice apre la portiera dall'altro lato e ruba la borsa. Poi scappano insieme. Ma ora sto più attenta, metto sempre la sicura alle portiere. E poi è stata fatta una colletta per assumere quattro guardie giurate che girano per il quartiere armate a scopo preventivo, e ci proteggono». E le forze dell'ordine? «Abbiamo segnalato al commissariato Esquilino una serie di episodi. Ci sono stati arresti. Però questi delinquenti sono tornati ben presto liberi e, quindi, di nuovo in circolazione. Tutte cose che abbiamo sottolineato durante l'incontro con il sindaco Gianni Alemanno, che ha annunciato un consiglio comunale straordinario sulla sicurezza, e durante quello con il questore Francesco Tagliente, con noi sempre molto gentile e collaborativo». Ci sono anche problemi di lingua, è vero? «Sì, ma la Questura ci sta aiutando e ha gia stampato moduli di denuncia bilingue, in italiano e in cinese». Alcuni suoi connazionali, durante il corteo, denunciavano atteggiamenti razzisti nei loro confronti da parte degli italiani. Lei che ne pensa? «Il razzismo c'è ovunque. Tuttavia, io lo separerei dai fatti di Tor Pignattara. Quello poteva succedere a tutti. Il razzismo non c'entra». C'è chi accusa i cinesi di evadere il fisco, di lavorare in nero. Le risulta? «Questo accade anche con gli italiani. Noi, comunque, lo ripetiamo in continuazione, anche sul nostro giornalino, ma molti sono ignoranti e faciloni e non si rendono conto della gravità della cosa. Tutti noi dirigenti dela Comunità ci stiamo impegnando per migliorare questa situazione». Esiste la mafia cinese a Roma? Le Triadi agiscono anche nella Capitale? «Se sapessi che a Roma sono attive le Triadi lo denuncerei io per prima, anche per la stessa sicurezza dei miei connazionali. Ma credo che si tratti soprattutto di piccoli delinquenti che vivono nelle grandi città. E che noi combattiamo con tutte le nostre forze». Si è parlato anche di qualcosa di strano dietro l'attività di money transfer... «In questo momento io vedo una famiglia colpita duramente. Una nonna, che poco tempo fa ha perso il marito per malattia e che il 4 gennaio ha perduto anche un figlio e la nipotina. Non getterei fango su questa famiglia. E non si può generalizzare». Quando si terranno i funerali di Zhou Zeng e della figlioletta Joy? «Erano previsti per oggi. Ma i familiari delle vittime hanno perso il volo di trasferimento a Shangai e sono arrivati solo ieri sera. Stamattina hanno effettuato il riconoscimento delle salme. Poi sabato ci sarà il Capodanno dedicato a Zhou e alla piccola Joy, e una quarantina di bambini arriveranno appositamente stasera dalla Cina per partecipare a uno spettacolo dedicato alla bambina. Quindi credo che le esequie ci saranno la prossima settimana. Dobbiamo decidere ancora il giorno». Quanto pensa ci metterà la comunità cinese a uscire dal suo tradizionale isolamento? «Noi ripetiamo in continuazione che bisogna imparare a rispettare le leggi, essere più aperti verso gli italiani e verso gli altri stranieri che vivono qui, per integrarci nella vostra società. Ci sono ragazzi della seconda o terza generazione di cinesi in Italia che si sono laureati alla Luiss e alla Bocconi. Si tratta ancora di una minoranza, ma le cose stanno cambiando. Lasciateci ancora qualche anno. Dateci un po' di tempo. E vedrete che ce la faremo...».