«A piedi e infuriati»
Manon doveva essere un servizio pubblico quello dei taxi? Siamo alla protesta selvaggia». La controprotesta arriva pochi minuti dopo la decisione dei tassisti di iniziare uno sciopero senza preavviso. Sono i romani e i turisti che gridano allo scandolo. In tutte le lingue, stavolta per davvero perché dagli aeroporti alle stazioni fino alle piazze principali, centinaia di persone si sono ritrovate improvvisamente in mezzo alla strada. I tassisti non fanno più salire nessuno sul sedile. Stop alle corse. Tutte. Si salva solo qualche caso «umano». I tassisti, in particolare quelli che sono di servizio alla stazione Termini, decidono che le corse si fanno solo per gli anziani e le persone dirette in ospedale. Insomma, montano solo i casi «disperati», gli altri possono urlare quanto vogliono. Restano a piedi, o al massimo prendono l'autobus. Eppure loro, i tassisti dicono «di non essere in sciopero», ma è solo una forma di protesta in concomitanza con l'assemblea di Fiumicino. Parole al sapore di beffa per chi sta al freddo e vuole tornare a casa. O in albergo. Sì, perché i più scandalizzati sono i turisti che, un po' la difficoltà di comprendere i reali motivi del disagio e un po' la non conoscenza della Capitale, non sanno come muoversi. Tra chi deve raggiungere l'albergo, chi l'aeroporto e chi la stazione è il caos totale. «Sorry - fa un'americana in pelliccia con figlio e valigioni al seguito, appena sbarcati al Leonardo Da Vinci - could you take me to via Veneto?». «Sorry signò - gli risponde il conducente con le braccia incrociate - but is impossible. Sciopero. Is impossibile». «What?». «S-c-i-o-p-e-r-o. Protesta taxi. It's close». Stesse scene in altre parti della Capitale, cambiano solo i protagonisti. «Sono appena arrivato dalla Calabria, ho fatto un viaggio lunghissimo ed ora sono costretto ad andare in albergo con l'autobus», sottolinea un altro passeggero che è alla stazione Termini. E così, in molti si avviano verso la fermata, mentre altri decidono di incamminarsi a piedi. «Io resto qui - dice una ragazza -. Sono a favore delle liberalizzazioni e qualcuno mi deve portare a casa. Ho paura a prendere l'autobus per arrivare a Torpignattara, già una volta mi è capitato di essere stata molestata». La ragazza aspetterà. E neanche poco perché schiodare i tassisti non è impresa facile. I pochi conducenti che decidono di riprendere il servizio, infatti, rischiano una specie di linciaggio. Chi vuole lavorare finisce sotto una pioggia di parolacce, e poi di minacce, da parte dei colleghi che aderiscono all'iniziativa. Anche perché all'interno delle stesse cooperative c'è chi mette in moto l'auto e chi la tiene in sosta. Al caos si aggiunge caos. «È uno scempio incredibile - dice un ragazzo con lo zaino che da Termini deve raggiungere il più in fretta possibile Fiumicino -, questi non possono scioperare senza preavviso, è un servizio pubblico, questi non possono comportarsi in questo modo». Se la protesta doveva fare effetto, dunque, i tassisti hanno centrato l'obiettivo con una sorta di ammutinamento. Salvo però inamicarsi migliaia di clienti. La controprotesta rischia di essere più violenta della protesta.