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Liberalizzazioni, tassisti sul piede di guerra

Taxi a Roma

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«Se sulle liberalizzazioni il governo non ci ascolterà si scatenerà l'inferno». Loreno Bittarelli, leader di Uritaxi e presidente della cooperativa 3570, prende in prestito la frase di Russel Crowe nel film Il Gladiatore per esprimere lo stato d'animo dei tassisti romani. Bittarelli non è il generale Massimo Decimo Meridio alla guida dell'esercito romano, e il governo Monti non è un'orda di barbari. Ma la minaccia è quantomai reale. Basta tornare con la mente al 2007, quando bloccarono piazza Venezia per contrastare l'aumento delle licenze.   Stavolta il primo cittadino è dalla loro parte, ma loro mostrano lo stesso i muscoli. È praticamente impossibile trovare un solo tassista che non sia contrario allo sblocco delle licenze allo studio del governo. «È la morte della categoria», «ci possiamo andare a buttare nel Tevere», «siamo già troppi, ma pensano davvero che siamo come i farmacisti e i notai?». I conducenti delle auto bianche sono letteralmente infuriati. Ieri mattina poco prima di pranzo piazza Mazzini era completamente circondata dai taxi in attesa di un cliente. «Se fanno la liberalizzazione di piazza Mazzini ne serve un'altra, altrimenti dove ci mettono tutti?», chiede ironico Marco. Il problema, dicono, è proprio questo: «Ci sono pochi clienti, già è difficile con i numeri attuali, aumentare le licenze significa la morte economica della categoria - si sfoga Antonio - E sarebbe quella nostra la casta da colpire? In una giornata normale riusciamo ad arrivare a stento a dieci corse». Gianluca, invece, racconta la sua giornata tipo: «Stamani ero in servizio sulla Cassia e ho aspettato cento minuti prima di trovare un cliente. Il problema, poi, è soprattutto logistico. Già adesso non sappiamo dove aspettare il nostro turno. Le postazioni sono tutte piene, dalla stazione Termini, a largo Argentina o qui a piazza Mazzini. A Roma non servono altre auto bianche. Sono già tante, troppe». I tassisti che lavorano in città sono più di settemila. E annunciano che in questa battaglia non sono soli. «Anche altre categorie che stanno vivendo un particolare disagio sociale si uniranno a noi contro la liberalizzazione - spiega Bittarelli - Il presidente di Federncc-Confcommercio Roma, Leonardo Giammarino, ha appena dichiarato che anche gli autonoleggiatori che vogliono le regole ci appoggeranno. È una battaglia di giustizia e libertà contro i poteri forti che non vengono minimamente intaccati dalle misure. Sono passati diversi giorni da quando abbiamo chiesto un incontro al governo senza avere ancora ottenuto risposta». A sentire loro, i diretti interessati, il lavoro del tassista non è affatto un'attività privilegiata. Anzi. Guerrino aspetta il proprio turno in fila attorno a piazza Mazzini, e racconta: «Stamani ho attaccato il turno alle 4,30 e con le corse che ho preso non ho ancora coperto le spese della giornata. Tra poco sono le 13, dovrò staccare dal turno e molto probabilmente non ce la farò a prendere un cliente perché ho altre 17 macchine davanti a me». Poco distante, a piazza Bainsizza, gli umori non sono migliori. Nello Buccini racconta che lui la licenza l'ha pagata a caro prezzo: «140 milioni nel 1989 e ora vogliono fare le liberalizzazioni. Vorrei sapere chi mi ripaga dell'investimento fatto. Anche l'idea del governo di introdurre la possibilità di avere una seconda licenza è sbagliata». Il collega Roberto è ancora più esplicito: «Io faccio questo lavoro da 31 anni. Per noi tassisti la licenza è come la liquidazione. Se liberalizzano tutto chi ci ripaga? Per non parlare dell'aumento dei tassisti. Già oggi c'è poco lavoro, basta fare un giro per le aree di sosta per rendersene conto da soli. Il colpo di grazia lo abbiamo già avuto all'ultimo aumento delle licenze. Eliminare un tetto massimo non è concepibile». Entro il 20 gennaio il governo metterà nero su bianco la liberalizzazione tanto temuta. Ancora dieci giorni, quindi per cercare di trovare un'intesa. Altrimenti «l'inferno» minacciato da Bittarelli potrebbe davvero diventare realtà.

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