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Pista nordafricana per i due assassini

Le foto delle vittime, il commerciante cinese Zhou Zheng e la piccola Joy di 9 mesi

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È caccia a due nordafricani. Potrebbero essere loro i rapinatori-killer che mercoledì sera nella periferia romana di Tor Pignattara hanno ucciso padre e figlia cinesi, Zhou Zeng e la piccola Joy, di 31 anni e nove mesi. Potrebbero essere stati loro a ferire la moglie ventiseienne, Zheng Lyan, che ha resistito al taglio della tracolla della sua borsa, portata via assieme a quella del marito con 15 mila euro e ritrovate la notte dopo in una baraccopoli in via Ettore Fieramosca, a Casal Bertone, a cinque minuti di motorino da via Giovannoli, luogo del delitto. I carabinieri avrebbero addirittura il loro nome e cognome. Se è così sono pregiudicati, persone di cui si conoscono i dati personali. Una identificazione alla quale gli investigatori sono arrivati dopo una scaletta serrata di eventi. Un giorno dopo la rapina-killer il ritrovamento della borsa coi soldi, scoperta grazie ai cellulari custoditi all'interno. Sul conto dei due qualche romeno della baraccopoli avrebbe fornito notizie utili. La sera successiva, di fronte, su via Gentile da Leonessa il ritrovamento del motorino e i due caschi utilizzati per la fuga. Si tratta di un'Honda Sh 300, rubato nell'ottobre scorso. E due caschi. Venerdì il terzo indizio: i carabinieri hanno passato al setaccio le immagini registrate all'ora tragica dalle varie telecamere di sicurezza montate in zona: tra via Ettore Fieramosca e via delle Bande Nere, più quattro obiettivi al distributore Q8. E ancora: tra largo Preneste e via di Portonaccio. Il quadro finale ha rappresentato la svolta. Gli accertamenti dei carabinieri del Ris avrebbero dato l'esito sperato. Ecioè. Nella borsa e sui soldi insanguinati sarebbero state trovate tracce biologiche e impronte digitali diverse da quelle delle vittime, il Dna riconducibile ai due presunti assassini nordafricani. Riscontri positivi sarebbero stati trovati anche sul motorino e sui due caschi abbandonati. Quest'ultimo elemento ha rafforzato il sospetto che le telecamere distribuite in zona e sulle probabili "vie di fuga" avessero ripreso i due rapinatori-killer, praticamente a volto quasi scoperto. Un puzzle che alla fine avrebbe delineato il preciso identikit dei fuggiaschi. Ora il timore dei carabinieri è che siano spariti, fuori Roma o addirittura all'estero. La paura è che, paradossalmente, il difficile venga adesso. Che una volta giunti alla identificazione, da questo momento tutto diventi più complicato. Senza cellulari adosso, individuare i due diventerebbe arduo come trovare un ago nel pagliaio. In tutto lo Stivale e oltreconfine le forze dell'ordine sono state allertate. Per cui anche per i rapinatori-killer muoversi non è semplice. Sono braccati. E fermarli potrebbe essere una questione di ore. Se le indiscrezioni dovessero essere confermate, la nazionalità degli assassini è diversa da quella riferita dalla donna. L'altra mattina, all'ospedale San Giovanni, ascolta dai carabinieri la povera Lyan ha parlato di due che parlavano italiano ma forse con accento dell'Est europeo. Gli investigatori potrebbero aver messo in giro un particolare volutamente "falso" per far sentire tranquilli i due magrebini, portati così a pensare che i carabinieri fossero sulla strada sbagliata. La comunità nordafricana a Roma ha già arricciato il naso. Stupore e sdegno sono stati espressi da Kamel E. Belaitouche, presidente dell'Associazione degli immigrati nordafricani in Italia (Ainai): «La verità è che non fa differenza da quale Paese arrivino questi malviventi - afferma - la delinquenza è da condannare sempre e comunque, indipendentemente dalla razza o dall'etnia di chi commette atti come questi che personalmente mi spaccano il cuore. Noi non abbiamo mai avuto problemi con la comunità cinese, escludo ci possano essere stati dissapori in questo senso - continua Belaitouche - in particolare nel quartiere di Torpignattara la comunità nordafricana non è così radicata». Zheng Lyan è ancora sotto choc per la morte della figlia di nove mesi e del marito, notizia appresa l'altro ieri dalla madre e dal fratello, assistiti dallo psicologo dell'ospedale. Non ha ancora toccato cibo. Nel pomeriggio, la nonna della piccola Joy è rientrata a casa in lacrime, sorretta da alcuni parenti. Visibilmente provata e dal pianto incessante, è entrata nel palazzo, nel quartiere di Tor Pignattara, davanti al quale si è consumata la tragedia. Chi la sorreggeva, quasi trascinandola di peso, ha allontanato i fotografi presenti sul luogo dove sono state lasciate candele e fiori. Sempre nel pomeriggio, sul luogo del delitto il sindaco di Roma Gianni Alemanno e la moglie Isabella Rauti hanno lasciato una dozzina di rose bianche e due ceri accesi in ricordo della piccola joy e di suo padre. «Festeggeremo veramente solo quando saranno presi i killer di Zhou Zheng e Joy», annuncia la presidente della Federazione delle associazioni cinesi a Roma, Sara Fang.

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