"Zhou era ricco, Troppo. Ma non volevano i soldi ucciso dai suoi nemici"
«Zhou Zeng era un uomo ricco. Troppo ricco. Ma chi l'ha ucciso non voleva i soldi». La comunità cinese che vive a Tor Pignattara è un drago dalle mille code. Quando però i riflettori si abbassano, i più informati, che vogliono mantenere rigorosamente l'anonimato, concordano su un punto: secondo loro l'agguato e l'omicidio del padre cinese di 31 anni e della piccola Joy di nove mesi non è stata una rapina finita male. Erano in molti a conoscere Zhou Zeng e la moglie Zheug Lyan, che si è salvata. Gestiscono da anni il bar in via Tempesta (rilevato circa otto anni fa da romani) e il money transfer di via Bordoni. Quest'ultima attività, non viene considerata un semplice servizio per inviare soldi all'estero. In zona la chiamano la «banca». E sarebbe quella la fonte del patrimonio di Zhou Zeng. Un uomo che molti ritenevano «troppo» ricco e la cui ricchezza aveva fatto nascere non poche invidie nel quartiere. I cinesi che vivono a Tor Pignattara, e che conoscevano il padre e la bimba uccisi, definiscono quella «una famiglia molto normale» «Zhou non ostentava i soldi che aveva, non guidava macchine di grossa cilindrata (eccetto il giorno del suo matrimonio di due anni fa, quando noleggiò una Ferrari). Il suo tenore di vita era molto semplice. La mattina si svegliava, andava alla «banca» e al bar. Poi la sera chiudeva bottega e se ne tornava a casa. Un abitudinario, pare. Anche mercoledì avrebbe seguito lo stesso itinerario consolidato. I due assassini lo sapevano. E, soprattutto, lo conoscevano. Lo avrebbero seguito in tutti i suoi spostamenti. Da quando marito e moglie hanno lasciato il bar in via Tempesta e si sono diretti in via Alò Giovannoli, dove è scattato l'agguato. Sono in pochi i cinesi a sussurrarlo apertamente. Ma c'è chi assicura che i due assassini non erano dei semplici clienti occasionali del bar. «Ma due persone che bevevano sempre lì». Che conoscevano le abitudini di Zhou. Che sapevano cosa tenevano i due coniugi cinesi in borsa. Le voci a Tor Pignattara, e tra le varie comunità cinesi della Capitale, si rincorrono. «I due assassini erano italiani». Ci sono almeno una decina di testimoni oculari del delitto. E chi si è trovato a vedere con i propri occhi l'omicidio della piccola Joy, uccisa con un unico colpo in testa, non ha dubbi: «Nonostante il casco in testa, la corporatura non era come quella dei cinesi. Ma assomigliava al fisico di un italiano. Non ci si può confondere». I cinesi, quindi, non riescono a credere alla rapina fallita. L'obiettivo, fina dall'inizio, sarebbe stato Zhou Zeng. La pallottola (che prima ha ferito a morte la piccola alla testa) era indirizzata a lui. Questo, forse spiegherebbe la reazione dell'uomo, che si è opposto alla rapina nonostante tenesse in braccio la figlia piccola. «I due assassini erano suoi nemici», si sussurra dietro le quinte. E la morte della piccola Joy sarebbe stato un incidente. Anche se i più cinici (una minoranza) ricordano che se vuoi colpire un uomo cinese, colpisci suo figlio. Perché i cinesi attribuiscono ai figli un'importanza unica. C'è una storia che lo spiega molto bene. «Se due genitori cinesi hanno un solo pezzo di pane per tutta la famiglia, non scelgono di dividerlo in parti uguali. Ma lo danno tutto all'unico figlio». Quello che è certo è che la comunità che proviene dalla Repubblica Popolare oggi ha paura. A dire il vero, non solo da oggi. Il quartiere che costeggia la Casilina è considerata una «zona molto pericolosa». Una zona dove bisogna stare attenti quando si esce dal proprio negozio. I cinesi ormai hanno radici sempre più consolidate. Le famiglie vivono quasi tutte lì da più di dieci anni. Scippi e aggressioni sono all'ordine del giorno. L'Associna ha già lanciato l'allarme due giorni fa: «Sono arrivate telefonate minatorie. "Se non paghi il pizzo farai la fine di quello lì". E la rapine sono aumentate». È per questo che i nuovi cinesi, quelli che sono sbarcati negli ultimi tempi nella Capitale, preferiscono scegliersi un nuovo quartiere dove portare la propria famiglia e far crescere i propri figli.