Pechino sollecita Roma: "Prendete gli assassini"
«Sollecitiamo l'Italia a prendere tutte le misure idonee a tutelare la sicurezza personale e patrimoniale dei cittadini cinesi» nel Paese. È diventato un caso diplomatico l'orribile duplice omicidio dell'altra sera a Tor Pignattara. Ieri l'Ambasciata della Repubblica popolare Cinese in Italia ha preso carta e penna e ha scritto la una dichiarazione ufficiale. Ha invitato le autorità italiane a fare presto luce sul caso. Un alto funzionario della Farnesina, su istruzioni del ministro degli Esteri Giulio Terzi, ha preso contatto con l'Ambasciata cinese per esprimere «dolore e solidarietà» e per assicurare l'interesse del ministro anche personale per la vicenda. E da parte cinese c'è stato un ringraziamento per il tempestivo intervento e la manifestazione di solidarietà da parte della Farnesina. Non si era mai visto un delitto del genere, un rapinatore che spara alla testa di una bambina di appena pochi mesi di vita. A questa assurdità ieri purtroppo se n'è aggiunta un'altra. La riferisce il presidente onorario di Associna, Marco Wong, giunto nel pomeriggio in via Tempesta a parlare coi suoi connazionali. «Ad alcuni commrcianti cinesi di Roma sono arrivate telefonate strane: "Se non paghi il pizzo ti faccio fare la fine di quello lì..."». Parlando un italiano con uno straordinario accento settentrionale Wong spiega l'antefatto: «Sono stato contattato da diversi negozianti - assicura - Le telefonate sono partite stamattina presto, a poche ore dall'omicidio» di Zhou Zeng e della sua bambina di appena 9 mesi. «Le rapine sono aumentate - spiega Wong - ormai sono sempre più frequenti. Molti commercianti non denunciano. Un po' per paura, un po' perché credono sia una perdita di tempo. Andare in commissariato, stare ore e ore in questura con mille difficoltà per farsi comprendere. Molti mi hanno detto che finiscono per sentirsi sottoposti a una sorta di terzo grado, e così la situazione diventa ancor più complicata». L'imperativo, però, «è denunciare, per fermare la spirale di violenza e degrado. E i cinesi che vivono in Italia devono capire - raccomanda Wong - che farlo torna utile all'intera comunità». La paura ormai serpeggia. «Abbiamo paura, ci aggrediscono per rubare, pochi giorni fa una vedova è stata rapinata nel negozio - racconta una signora - e in Cina queste cose non succedono: non ci sono pistole, ci sono vigili e polizia, i colpevoli vengono subito arrestati e in un mese vengono giustiziati». «Io ero già spaventata perché avevano già tentato di scipparmi - prosegue Xia, giovane cinese di Tor Pignattara - Dopo quello che è successo ho ancora più paura. Ho timore - continua a dire Xia nel corso del presidio organizzato da alcuni giovani del quartiere in via Giovannoli - gli scippi a Tor Pignattara sono una cosa quotidiana, soprattutto per noi cinesi, perché si pensa che abbiamo sempre qualcosa nella borsa. Non sempre vengono denunciati. Da domani uscirò ancora di meno la sera e cercherò di non portarmi più la borsa». «Abbiamo paura - rincara la dose in giovane commerciante Xu Jian - perché in Cina solo la polizia può avere la pistola. Chi ha ammazzato una volta con una pistola, può ammazzare anche un'altra volta». La direttrice del bisettimanale «Tempo Europa-Cina», Sara Fang, ha annunciato che presto saranno in Italia i parenti delle vittime. «Hanno già chiesto il visto per venire in Italia - dice Fang - Nella comunità c'è tanta tristezza, rammarico e anche concitazione. La morte di una bimba così piccola è un grande dolore per tutti. Non sono state organizzate manifestazioni o iniziative particolare liberamente chi vuole potra andare sul luogo della tentata rapina e lasciare una candela, un fiore o qualsiasi altro ricordo. Abbiamo ricevuto anche una lettera da parte del Municipio VI - continua la direttrice - con la quale la comunità cinese è stata invitata a una riunione in municipio per parlare di sicurezza. E sperimao che gli agenti prendano presto i responsabili della tentata rapina».