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Clienti e ristoratori felici dei nuovi orari

Shopping in via del Corso

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Nel primo giorno di liberalizzazione del commercio brindano consumatori, pub e ristoranti. Sonora bocciatura, invece, arriva dai dettaglianti del centro storico e, a sorpresa, dagli stessi centri commerciali, che ribadiscono: «Non ci sono soldi da spendere, è un provvedimento inutile che pesa sui lavoratori e sulle attività a conduzione famigliare». Opinioni antitetiche, che ieri a Roma si declinavano già in una rappresentazione plastica: se diverse attività di somministrazione di alimenti e bevande, infatti, fin dalla prima mattinata avevano già ritoccato la tabella degli orari di apertura e chiusura preparandosi a tour de force che non conoscono fine, d'altro canto diversi esercizi del centro, vedi le botteghe storiche di Campo Marzio come Banchetti e Davide Cenci, hanno snobbato la novità restando chiusi, com'è consuetudine del lunedì mattina: «Noi abbiamo sempre aperto alle 16 - motivano i colleghi - cambiare quest'abitudine non equivale certo ad invogliare la gente ad acquistare». Convinzione condivisa, come detto, anche dai big del commercio: «Già sotto le feste abbiamo posticipato la chiusura fino alle 21 - non ha dubbi Francesco da Piquadro del centro commerciale Cinecittà 2 - ma ci abbiamo rimesso perché gli introiti non coprono le spese, a partire dagli straordinari dei dipendenti».   Insomma sulle nuove norme sul commercio persino i nemici giurati per antonomasia, dettaglianti e grande distribuzione, sembrano trovarsi d'accordo. Il decreto di luglio a Roma è realtà da ieri, da quando per negozi, bar e ristoranti non vi sono più limitazioni da rispettare in termini di orario di apertura e di chiusura: «Gli esercizi commerciali - si legge nel testo - comprese le attività di somministrazione di alimenti e bevande, potranno operare, come prevede la legge, senza limitazioni su orari di apertura e chiusura, chiusura domenicale e festiva, nonché sulla mezza giornata di chiusura infrasettimanale». Tutti potranno restare aperti, quindi, 365 giorni l'anno, 24 ore su 24. Tra i commercianti ancora nel limbo di un'interpretazione del testo e quelli in attesa di disposizioni sul da farsi, si contano per la maggior parte pareri contrari. Fatta eccezione per le grandi marche o le catene come Zara, Benetton, Frette, che manterranno invariato il calendario fino a che dall'azienda non arriveranno indicazioni più precise, gli altri sembrano avere le idee piuttosto chiare: «Non cambierò gli orari di una virgola - spiega da Fontana di Trevi il signor Marco, titolare del negozio di scarpe Soré - chiudere alle 21 anziché alle 19,30 è non solo dannoso, ma inutile, perché la clientela in tempi di crisi non aumenta se si prolungano gli orari». D'accordo anche Gabriele, che con la famiglia da 55 anni gestisce il laboratorio artigianale Il Tino di Vino in via della Panetteria: «Noi restiamo già aperti la domenica, anche se non vorremmo, per guadagnare qualcosa in più, il problema è che c'è un limite: se non si hanno dipendenti, restare sempre operativi per una famiglia che fa i turni diventa insostenibile».   Preoccupazione condivisa anche da Giovanna Marchese Bellaroto, commerciante di Ponte Milvio e presidente di AssoCommercio Roma Nord: «Liberalizzare in momenti di crisi non porterà certo a fare gli acquisti in orari non canonici, anzi contribuirà a far sparire i piccoli esercizi a conduzione familiare». Ma il pollice verso, come anticipato, arriva questa volta anche dai negozianti dei centri commerciali: contrari agli «straordinari» autorizzati dal decreto, per esempio, sono gli operatori di Cinecittà 2. Per Maria Pia, Top Lady, «con questi ricavi non potrei sostenere le spese per il personale»; per Priscilla, commessa da C'Art, «noi dipendenti più di 40 ore settimanali non possiamo fisicamente sopportarle»; infine per Giulio, responsabile di un negozio di video «i grandi centri commerciali si sentiranno autorizzati a fare orari impossibili obbligando noi». Per una categoria sul piede di guerra, c'è anche chi si dice soddisfatto, ovvero consumatori e gestori di locali notturni. «Avrò la certezza di trovare aperti i negozi ad ogni ora, un incentivo allo shopping», dice Silvia ancora alle prese coi regali in Galleria Sordi. D'accordo anche Giuliana, lavoratrice e mamma: «Non dovrò scappare dall'ufficio per fare le corse per trovare un market aperto». Infine, il plauso di ristoranti, pub e bar: «Dopo l'accanimento sulle occupazioni di suolo pubblico del I Municipio, finalmente una notizia positiva», confermano dal ristorante M. Agrippa al Pantheon. A Campo de' Fiori concordando, scongiurando ulteriori iniziative da parte dei residenti, Sloppy Sam's e Maranega: «Dipenderà molto dall'ordinanza anti-alcool ma se tutto resta com'è prolungheremo sicuramente l'apertura».

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