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40.000 euro per un falso abuso edilizio

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PaoloB., imprenditore, deve trasformare un vecchio magazzino in via della Luce. Si rivolge a un amico vigile che si intende di edilizia per chiedere consiglio. Per iniziare i lavori ha bisogno di una Dia (dichiarazione d'inizio attività) in variante e una nuova destinazione d'uso dell'immobile. Il vigile gli presenta un tecnico di sua fiducia, pratico dei corridoi della burocrazia capitolina, a cuiPaolo affida anche la supervisione dei lavori che terminano a giugno del 2010. Nei sei mesi della ristruttuazione gli agenti accertatori visitano il cantiere e alla fine dell'intervento viene certificato che tutto è stato eseguito in pieno rispetto delle regole. Intanto il geometra, oltre alla sua parcella, chiede 30mila euro per gli «amici»: la mazzetta. L'imprenditore paga. Passa un anno e il 14 giugno quegli stessi agenti tornano a bussare alla sua porta dicendo che c'è un dettagliato esposto in Procura per abuso edilizio a firma di C.M., residente nella stessa via. Ma C.M. è un amico di Paolo e gli racconta che non ha fatto alcun esposto. I due decidono di fare un accesso agli atti negli uffici della Municipale e scoprono che sull'esposto c'è il suo nome ma i riferimenti delle sue utenze sono sbagliate. C.M. si reca alla stazione dell'Arma più vicina e denuncia il fatto. Dopo pochi giorni Silvio, fratello di Paolo, lancia l'sos al comandante dei vigiliGiuliani: è il 20 giugno. Il 17 agosto gli uffici della Municipale del Primo Gruppo, in un atto che non è stato notificato all'imprenditore, chiedono l'immediata sospensione dei lavori di ristrutturazione - terminati un anno prima - per abuso edilizio. Mat. Vin.

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