Vigili e mazzette. Spunta il trucco dei finti esposti
Un falso esposto su presunti abusi edilizi per spremere ancora di più Paolo B., l'imprenditore che aveva già sborsato 30.000 euro più del dovuto per una dichiarazione d'inizio attività. Questo il piano architettato dai protagonisti della nostra storia di mazzette ambientata a Trastevere e in cui sarebbero coinvolti anche alcuni vigili urbani. Ma qualcosa è andato storto. Così, il 22 giugno di quest'anno, nella stazione locale dei carabinieri, C.M., trasteverino «utile e ignaro» sporge denuncia contro gli ignoti che avrebbero presentato a suo nome un esposto alla Procura denunciando un ipotetico abuso edilizio commesso in via della Luce, dove un anno prima erano terminati i lavori di ristrutturazione di un magazzino trasformato in ufficio. Ma andiamo per ordine. C.M., residente in via della Luce, racconta ai militari che la sua famiglia ha da sempre ottimi rapporti con quella dell'imprenditore Paolo e di non essere lui l'autore della denuncia. Una decina di giorni prima, ricordiamo, nei nuovi uffici della società di Paolo bussano due agenti municipali, si qualificano come ufficiali di polizia giudiziaria e giustificano la visita spiegando alla segretaria che in quei locali sarebbe stato commesso un abuso edilizio descritto in un dettagliato esposto presentato in Procura. Gli stessi, nel 2010, fecero più di un sopralluogo nel magazzino mentre era in corso l'intervento di ristrutturazione, consigliando e segnalando particolari dei lavori che avrebbero potuto creare problemi. C.M. racconta ai carabinieri di essere venuto a conoscenza della storia proprio da Paolo, che dopo la visita degli agenti lo aveva contattato per chiedergli spiegazioni. Dice a Paolo di essere all'oscuro di tutto, che non ha presentato nessun esposto. Ma Paolo vuole vederci chiaro. Non ci sta a passare per una vacca da mungere. C.M., dal canto suo, non ci sta a passare per delatore. Non resta che recarsi dai vigili urbani e accedere agli atti. Ai militari C.M. racconta la visita al comando, che avviene il 17 giugno. Due agenti gli mostrano il fascicolo contenente l'esposto che lui avrebbe presentato in Procura. Lo legge e scopre che la dettagliata descrizione dell'abuso edilizio in realtà non è che un foglio con sommarie indicazioni, con il suo nome, in cui è riportato un civico di residenza in via della Luce e il numero telefonico di casa. Peccato, racconta ancora l'ignaro residente ai carabinieri, che sia il civico che il telefono non corrispondano alle sue utenze. Chi voleva usarlo come cavallo di Troia per finire di spolpare l'amico Paolo, non solo non ha considerato che Trastevere è come un paese, dove tutti si conoscono, ma ha pure confuso il numero di telefono di C.M. con quello di un'agenzia di pompe funebri. Paolo, dunque, sa che l'esposto non esiste e ha una mezza idea del tranello che gli stanno confezionando. Non gli resta che attendere la prova del nove. L'amico vigile, infatti, quello prodigo di buoni consigli e per colpa del quale i lavori si erano trasformati in un salasso, non tarda a farsi vivo e a proporsi per risolvere il problema.