Adr: Alitalia non paga, da gennaio stop impianto bagagli

Le compagnie aeree, e in primis Alitalia, non pagano e Adr ferma, a partire dal primo gennaio prossimo, il nuovo impianto di smistamento bagagli Net 6000. Oggetto del contendere circa 3 milioni di crediti vantati dalla società che gestisce gli aeroporti romani e che è in attesa di ricevere dallo scorso mese di maggio. E così, di fronte all'inadempienza di Alitalia, che è il principali fruitore del sistema, con una quota che sfiora il 90%, e di tutte le altre aviolinee, Adr ha annunciato la linea dura decidendo lo stop dell'impianto, con il rischio di disservizi proprio nei giorni più 'caldì degli arrivi e partenze a Fiumicino per le feste di Natale. Al posto di Net 6000, inaugurato a luglio 2010, con un investimento di 21 milioni di euro, verrà ora riattivato il vecchio impianto di smistamento bagagli. L'importo dovuto ad Adr dalle compagnie per l'utilizzo di Net 6000 era stato disposto dall'Enac, l'ente nazionale per l'aviazione civile, da maggio 2011 a seguito di specifica istruttoria, ed è destinato alla copertura dei costi sostenuti dalla società Aeroporti di Roma. Ma, denuncia oggi Adr, è dallo scorso maggio che «le compagnie aeree ed in particolare Alitalia, maggiore fruitore del servizio, non rispettano quanto disposto dall'Enac e proseguono nel reiterato rifiuto del pagamento del corrispettivo dovuto ad Aeroporti di Roma per l'utilizzo del servizio NET 6000». Le compagnie aeree sono già sul piede di guerra. Alitalia, attraverso l'Ibar, l'associazione cui aderiscono le compagnie operanti in Italia, ha presentato un ricorso contro il provvedimento che fissa l'importo dovuto, 1,87 euro a bagaglio, per l'utilizzo dell'impianto. E sulla vicenda è già intervenuto l'Enac nei giorni scorsi per capire le ragioni dei mancati pagamenti. Nel corso di un incontro con la compagnia, l'ente guidato da Vito Riggio ha chiesto ad Alitalia di rispettare il provvedimento vigente e versare i pagamenti dovuti ad Adr per l'utilizzo dell'impianto di smistamento bagagli. E all'annuncio di Adr non s'è fatta attendere la levata di scudi della compagnie aeree, che definiscono «irresponsabile» la decisione della società che gestisce gli aeroporti romani. «Aeroporti di Roma spegnerà il nuovo impianto di smistamento bagagli inaugurato nel 2010 a Fiumicino, ripristinando così i pesanti disservizi che precedentemente caratterizzavano lo scalo. Aeroporti di Roma ha preso una decisione di irresponsabilità inaudita», afferma l'Ibar. «Non si possono costringere i passeggeri- prosegue l'Ibar- a subire pesanti disagi a causa di disaccordi amministrativi con le compagnie aeree. Se il gestore aeroportuale non assumerà un atteggiamento rispettoso degli utenti chiederemo alle istituzioni preposte di prendere ogni opportuno provvedimento, senza escludere la sospensione o revoca della concessione pluriennale della gestione dell'aeroporto». E, ancora, l'Ibar parla di «scatto di nervi» di Adr, dovuto al fatto che «mentre le compagnie aeree pagano tante tariffe al gestore, anche alte, per ogni passeggero trasportato, hanno invece contestato e sospeso il pagamento della tariffa di 1,87 euro per far transitare i bagagli fra un volo ed un altro». Le motivazioni per la sospensione del pagamento del balzello da parte dei vettori, sono semplici: Enac, spiega ancora l'Ibar, non ha verificato se la nuova tariffa fosse giustificata nel complesso dei corrispettivi aeroportuali già percepiti dal gestore, sulla base delle precise indicazioni della delibera Cipe 38 del 2007 e delle Linee Guida di Enac. Il NET 6000 è tra le più grandi piattaforme tecnologiche d'Europa capace di gestire oltre 6000 valigie l'ora ed è stato realizzato per rispondere con «alla crisi bagagli», avvenuta nell'estate 2009, relativa ai problemi connessi al trattamento e smistamento dei bagagli in transito nell'aeroporto internazionale Leonardo da Vinci. Ora, Adr fa sapere di non essere «responsabile dei disservizi relativi al trattamento dei bagagli dei passeggeri in transito sullo scalo Leonardo da Vinci causati alla chiusura del servizio NET 6000 e delle criticità dovute al ripristino delle condizioni operative precedenti».