Un traffico di titoli di credito statunitensi, dollari e assegni falsi per 300 milioni di euro e dietro l'ombra della camorra.
Durantenormali controlli, nello scalo ferroviario i militari hanno fermato tre napoletani e un milanese, esperto di finanza, appena arrivati dal capoluogo lombardo. Con loro avevano normali borse da viaggio. All'interno il malloppo: assegni postali, migliaia e migliaia di dollari e bond statunitensi. Ma tutto falso, addirittura le banconote era fotocopie. I quattro sono stati subiti portati in caserma. Gli investigatori del capitano Angelo Pitocco vogliono vederci chiaro. Ma i sospetti finora pare non abbiano fornito grandi spiegazioni. L'indizio che ha più incuriosito i militari è il curriculum dei campani. I carabinieri vogliono accertare se a gestire grandi mole di denaro fasullo e titoli di credito contraffatti sai la criminalità organizzata. Il raggiro serve a mettere a segno affari col trucco, fornendo garanzie fantasma a istituti di credito o a concludere megatruffe da capogiro. Stangate del genere non sono nuove. Le mafie sostengono i loro costi e arricchiscono i propri guadagni sfruttando ogni canale. E quello delle truffe con soldi e titoli di credito falsi è quello giusto. Ed è anche il reato dalle conseguenze meno gravi: truffare comporta una pena inferiore al traffico di droga. L'inchiesta è ai primi passi. I carabinieri hanno messo sotto torchio i quattro: devono cercare di sapere dov'era custodito il valore contraffatto, chi li ha riforniti, per quale ragione e come è stata intrecciata la complicità tra di loro, uno al Nord tre al Sud. Roma è un ottimo teatro del delitto finanziario. Il 14 aprile scorso, in un apparttamento in pieno Centro, in piazza del Parlamento, i finanzieri del Nucleo di polizia valutario hanno scoperto la base di una organizzazione di truffatori, tutti colletti bianchi: due erano commercialisti. Il piano degli indagati: immettere nei mercati finanziari internazionali bond totalmente falsi o vecchi e sovrastimati per ottenere l'erogazione di linee di credito milionarie. L'organizzazione criminale produceva in Africa e piazzava nel Regno Unito, Svizzera, Spagna, Francia, Turchia e Slovenia titoli di credito falsi, per un valore complessivo di oltre 1 miliardo di euro. L'obiettivo era quello di ottenere l'erogazione di linee di credito milionarie. Addiruttura, lo stesso malaffare era stato messo in piedi anche dalla ex banda della Magliana: riciclaggio assegni rubati, truffe, falsificazione di certificati di deposito Mediobanca, di titoli di credito, di carte di credito e banconote. Fabio Di Chio