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Allarme kamikaze Ma era un ebreo in preghiera

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Inrealtà si trattava di un ebreo ortodosso in partenza per Tel Aviv che stava recitando la preghiera del mattino indossando i "teffilin" o "filatteri", particolari scatolette di pelle munite di lacci che contengono alcune pergamene con brani della Torah. Il capotreno del Leonardo Express si è però insospettito e ha chiamato la polizia ferroviaria della stazione dell'aeroporto. All'arrivo del treno al Leonardo da Vinci ad attenderlo c'erano agenti della Polfer insieme con alcune pattuglie della Polaria e l'ausilio di unità cinofile antiesplosivi. Dopo aver fatto scendere tutti i passeggeri ed aver reso inaccessibile il binario, gli agenti hanno controllato l'uomo. Una volta verificato che ciò che indossava serviva per un rito religioso, il giovane ha potuto proseguire il viaggio verso Israele. L'episodio testimonia la paura che si è diffusa tra la gente dopo i recenti attentati. Un clima di tensione in grado di trasformare una situazione curiosa in allarme kamikaze. Nel passato, a Roma si sono vissuti momenti di vera preoccupazione per un "fedele" che minacciava di farsi esplodere. È successo nel febbraio 2005 nella zona di San Basilio. Il tizio, simulando di avere una cintura da kamikaze e con una pistola priva di caricatore, aveva minacciato di farsi esplodere, mostrando alcuni fili elettrici che gli uscivano dalla giacca, davanti a una folla di 2.500 fedeli che si erano radunati nella Sala del Regno dei testimoni di Geova in piazza Hegel. Angelo Cicero, 35 anni, originario di Paternò (Catania), in precedenza era stato nella congregazione religiosa dalla quale però era stato espulso. Per cui da quel giorno era diventato un nemico giurato. Quel giorno, lo ha catturato un maresciallo dei carabinieri della stazione Talenti: mentre inscenava una trattativa, favoriva la manovra per l'arresto. Fab. Dic.

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