I lucchetti finiscono tre metri sotto il ponte

Sotto un lampione di Ponte Milvio, lungo una striscia di lucchetti che tappezza il muretto, qualcuno ieri mattina ha lasciato un foglio. C'è scritto: «Prossimo libro... tre metri sotto terra o tre metri sotto il ponte». Il messaggio ha un retrogusto più che minaccioso, ma coglie in pieno, almeno nella seconda parte, il senso della soluzione. I lucchetti degli innamorati finiranno tutti sotto il ponte, sugli argini del Tevere dove saranno installati alcuni pali della luce su cui i giovani potranno legarsi per sempre. La decisione è arrivata nel primo pomeriggio, al termine di un sopralluogo a Ponte Milvio a cui hanno partecipato il presidente del Municipio XX Gianni Giacomini (l'uomo che ha scatenato il caso e vuole togliere i lucchetti a tutti i costi), lo scrittore Federico Moccia (che ha innescato la moda) e il sindaco Gianni Alemanno (gran mediatore). I tre, dopo quindici minuti passati a scrutare ogni angolo del ponte, con un carrozzone di giornalisti e telecamere al seguito e un Moccia impegnato a sgranocchiare una carota, si sono riuniti tenendo a distanza - ma neanche troppo - i microfoni per iniziare le «consultazioni». Giacomini non ha mosso un passo: i lucchetti vanno tolti. Lo scrittore, perplesso, continuava a non capirne il motivo tecnico. Botta e risposta tra i due, col sindaco in mezzo a cercare con gli occhi un'alternativa logistica nei paraggi. Finché il gruppetto non si è spostato nella direzione della soluzione. Pochi passi, ma abbastanza per trovare un vivace contestatore di Moccia («Vergognati hai rovinato un ponte. Bravo complimenti mò te li vengo a mettere sotto casa i lucchetti»), e i tre si sono ritrovati sul lato destro dell'entrata del ponte. La mano di Alemanno si è allungata verso la banchina del Tevere (sempre lato destro, guardando la foce) e lui ha sentenziato: «Gli innamorati da quella parte». Il sindaco l'ha detto scherzando, ma la soluzione scelta era quella: «Metteremo un parapetto lì sotto, un belvedere. Poi transenneremo l'area e lì sotto Ponte Milvio i ragazzi continueranno a chiudere i loro lucchetti. Il Municipio - fa Alemanno volgendo lo sguardo su Giacomini - dovrà preparare un progettino. Ci saranno dei lampioni e sarà una cosa molto bella alla quale tutti si adegueranno perché la cosa importante ora è dare un'alternativa». Ovvio, per questioni di sicurezza la zona, che è qualche metro più in alto del livello del Tevere, sarà chiusa nei giorni di piena del fiume e sarà sempre attivo un servizio di vigilanza. E i lucchetti di Ponte Milvio? «Il Ponte, uno dei più antichi di Roma - ha spiegato il sindaco - sarà ripulito e dovrà essere rispettato. Anche se mettere un lucchetto non è, di per sé, un'aggressione, e anche se la sovrintendenza non aveva alcun problema, è giusto rispettare la decisione del Municipio».   Insomma, i lucchetti di chi fino a ieri ha legato la propria storia d'amore a Ponte Milvio saranno smantellati. Con molta probabilità, come successo già in precedenti occasioni, finiranno in parte in discarica e in parte nel circuito del riciclo del metallo. Una soluzione che non è andata per nulla bene a Federico Moccia. Per lui si rompe una tradizione, un'usanza che ha portato giovani di tutto il mondo da queste parti. Eppure proprio il sindaco ha detto che, seppur non serve il parere dello scrittore per decidere cosa fare, «parleremo con Moccia per avere sul nuovo progetto una sorta di certificazione di qualità». Ma a giudicare dalle prime dichiarazioni dell'autore del libro «Ho voglia di te», la strada sarà ancora lunga. Unico vero soddisfatto, il presidente del Municipio XX: «Il consiglio ha deciso la rimozione in modo bipartisan. L'amore vero non è rappresentato da un lucchetto, mi preoccupa molto di più il degrado del ponte». Degrado che, però, ieri nessuno ha notato.