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Indebitato rapisce il figlio dell'amico

La Compagnia dei carabinieri di Monterotondo

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Poliziotto e sequestratore per debiti da videopoker. Ieri mattina, alle porte di Roma, Massimo Guidi, 45 anni, addetto allo smistamento della posta al Viminale, collaboratore della rivista "Polizia Moderna", ha rapito il figlio quindicenne del suo amico imprenditore per tamponare la falla di 40 mila euro che stava inghiottendo lui e la sua famiglia. Ma il sequestro-lampo non è riuscito. Ieri pomeriggio, alle 14.15 i carabinieri lo hanno ammanettato dopo lo scambio organizzato nelle campagne vicino casa, tra Palombara Sabina e Mentana: il poliziotto ha ricevuto la borsa col riscatto, 75 mila euro, ha liberato il ragazzo ed è scattato l'agguato dei militari. Nonostante il lieto fine è stata una mattina di terrore. La prima scena del sequestro verso le 7.30. L'imprenditore - Pierluigi Massimi, 51 anni - esce di casa per andare alla sede della sua Eco Sabina srl, società impegnata nei settori ambiente ed edilizia. Il figlio Angelo esce poco dopo, diretto al liceo Scientifico «Ettore Majorana», a Guidonia, che frequenta assieme al ragazzo del poliziotto, persona di cui i Massimi si fidano ciecamente. Non solo per il lavoro che fa ma anche per gli anni di amicizia che legano ragazzi e genitori. All'istituto i Massimi hanno perfino indicato il nome di Guidi quale delegato per andare a prendere il giovane all'uscita di scuola, al bisogno. Chiusa la porta dell'abitazione, Angelo si trova di fronte un uomo mascherato in piedi accanto a un furgone che l'agente ha preso a noleggio. «Entra, non fiatare», gli dice Guidi. Il ragazzo riconosce il poliziotto: «Massimo ma che dici, dai non scherzare». L'uomo però non gioca. Apre lo sportello e costringe Angelo a salire portandolo in un'abitazione in ristrutturazione. Una volta dentro, la situazione si fa terribilmente seria. Il poliziotto lega il ragazzo mani e piedi. Lo prende a schiaffi, lo colpisce alle spalle col calcio della pistola d'ordinanza e gli dice di chiamare il padre. Deve dirgli che è sequestrato e che se lui vuole rivederlo deve consegnare un riscatto di 85 mila euro. È un incubo che si materializza ogni minuto che passa. Angelo chiama il padre. L'imprenditore è stupito, non crede alle sua parole. Vuole parlare col sequestratore. E ci riesce. Tanto che i contatti tra Massimi e Guidi seguiranno per altre 7-8 volte. Il poliziotto cerca di camuffare la voce. È una vera e propria trattativa per stabilire il luogo dello scambio e la somma del riscatto, scesa a 75 mila euro. L'imprenditore infatti ha saputo mantenere il sangue freddo. Dopo la prima telefonata, Pierluigi Massimi non ha perso tempo. Ha chiamato i carabinieri della Compagnia di Monterotondo del capitano Domenico Martinelli coadiuvato dal Nucleo investigativo di Lorenzo Sabatino coordinato sul posto dal comandante provinciale Maurizio Detalmo Mezzavilla. I militari hanno la regia della vicenda. Stabiliscono l'ora e il punto d'incontro, il primo pomeriggio nelle campagne di Palombara Sabina. Il padre del ragazzo consegna la borsa coi soldi, il poliziotto controlla e libera il ragazzo. Poi scatta l'arresto. «Non me lo sarei mai aspettato - ha commentato l'imprenditore - eravamo amici da anni. Avevo paura che facesse del male a mio figlio». In caserma il poliziotto è crollato: «Ero disperato. Ora come faranno mia moglie e mio figlio?».

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