La Regione taglia i bus ma non le nomine aziendali
C'è chi, nonostante i tempi, passerà un felice Natale con una nomina in tasca fresca di giornata. E chi, invece, calcolatrice alla mano dovrà fare i conti con i tagli mortali imposti prima dal governo e poi dagli enti locali. È l'ultima, paradossale, vicenda italiana che se da una parte chiede sacrifici ai cittadini, dall'altra trova sempre il modo di garantire la «casta». O meglio, la «casta de noantri». Una piaga drammaticamente bipartisan. Così, all'indomani dell'annuncio della governatrice Polverini dei tagli sul trasporto pubblico, e in particolare all'Atac di Roma Capitale con una riduzione delle risorse del 40% (da 305 a 188 milioni), alla Pisana vengono firmate nuove nomine aziendali. Una pratica che si rinnova senza se e senza ma, in virtù di una lottizzazione politica che ignora l'aumento delle tasse, la riduzione delle risorse, il rischio concreto di migliaia di persone di perdere il posto di lavoro, aggravando così una crisi che al momento sembra essere pagata soltanto da chi si trova sugli autobus, nelle corsie degli ospedali e dai cosidetti «operai della politica». Per salvare la faccia infatti si sbandierano tagli ai «costi della politica» con decurtazioni allo stipendio dei consiglieri regionali, ad esempio e, l'ultima follia, la proposta contenuta nel decreto Monti di azzerare i rimborsi per i consiglieri municipali. Fumo negli occhi. E già, perché intanto si continuano a nominare nuovi (inutili) consigli di amministrazione nell'universo ancora intatto di aziende ed enti regionali. La domanda dunque è talmente scontata da apparire banale. A 24 ore di distanza dalle dichiarazioni dell'assessore capitolino alla Mobilità, Antonello Aurigemma che annunciano tagli da parte della Regione all'Atac del 40% e che, se confermati, potrebbero portare all'eliminazione di alcune linee autobus, le agenzie stampa riportano le congratulazioni del capogruppo Udc alla Pisana, Francesco Carducci ai nuovi componenti del consiglio di amministrazione dell'Arsial, con particolare riferimento a tale Rosalba Tombesi. Ora, come già denunciato pochi giorni da Il Tempo, l'Arsial, l'Agenzia regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione dell'Agricoltura del Lazio, non ha mai avuto un consiglio di amministrazione ma è sempre andata avanti con un presidente, un direttore generale e soprattutto la buona volontà di decine di ragazzi precari con uno stipendio medio di 700 euro al mese. Il nuovo Consiglio di amministrazione dunque non solo suscita qualche perplessità per le funzioni che improvvisamente le sono riconosciute come indispensabili ma lascia basiti sulle dimensioni: sette membri, ovvero sei consiglieri più il presidente. Ignoto ancora il compenso riconosciuto ai neo nominati, che verrà stabilito nella prima riunione, ma voci di corridoio parlano di almeno mille euro al mese per i sei neo consiglieri. Poco più degli eletti nei municipi capitolini. Al di là della demagogia, in tempi di tagli e sacrifici, c'era davvero bisogno di creare un consiglio di amministrazione nuovo di zecca di un'azienda regionale che perde dieci milioni di euro. Superfluo dire che si tratta di quote squisitamente politiche. Tanto che, a parte le felicitazioni dell'Udc, a dirla tutta ci pensa la Federazione di Sinistra. «Il mio voto contrario alle nuove nomine del CdA dell'Arsial è un voto contro la logica di lottizzazione che continua a muovere la politica della Regione Lazio - dice il capogruppo alla Pisana, Ivano Peduzzi - mentre è bloccata da mesi la discussione per la riforma e il rilancio dell'Arsial, necessaria per adeguare la sua mission a una politica di sostegno realmente efficace per il settore agroalimentare nel Lazio, la maggioranza di centrodestra nomina un Consiglio di Amministrazione pletorico a sette membri. «Il governo della Giunta Polverini - prosegue - si dimostra ancora una volta strabico, declamando un giorno il taglio dei costi della politica e aumentando il giorno dopo il numero delle poltrone da spartirsi». Ipse dixit. Susanna Novelli