Privacy ad alto rischio
con mille euro in contanti Mal di pancia delle grandi griffe del Centro Così si tracciano anche i regali clandestini
Parliamodella tracciabilità del contante, la cui soglia nei pagamenti scende da 2.500 euro (previsti dall'ultima manovra Tremonti) a quota 1.000 euro, cui si aggiunge l'obbligo di fatturazione elettronica. Clienti «schedati» insomma. Ecco quindi che, insieme a quella dei commercianti, c'è anche un'altra categoria, quella delle amanti, «rovina-famiglie» per antonomasia, a temere l'incubo di un 25 dicembre nel segno dell'austerity: «Non ci preoccupiamo tanto di un crollo degli incassi nel lungo termine - spiegano da Swarosky - ma delle ripercussioni in vista delle feste perché i clienti ne fanno una questione di privacy: se sanno che la moglie controlla la carta di credito, come fanno ad acquistare gioielli che non dovrebbero essere destinati all'altra lei?». Un bel dilemma per lui ma che, in questo momento storico, rischia di diventare pericolosamente serio (e pruriginoso) per tutti. Roma, come tutt'Italia, si è adeguata al nuovo sistema di pagamenti martedì scorso, primo giorno di tracciabilità. Com'è ovvio, a temere di più gli effetti negativi, e collaterali, della novità introdotta dal governo Monti, sono le taglie forti del commercio romano, del Tridente in particolare, ancora universalmente considerata un'isola felice nel mare della crisi. Tra chi incrocia le dita e chi, invece, già prefigura scenari catastrofici, gli esercenti del centro sono d'accordo su un punto: se il tema è quello della tracciabilità, questo Natale, questa maratona di regali «obbligata», sarà un ottimo banco di prova per capire quanto la «schedatura» inciderà sugli acquisti. Ritengono il debutto positivo da Missoni: «Già lo scorso luglio i nostri clienti, oltre i 2.500 euro, dovevano fornire le loro generalità, quindi non penso che il problema si riproponga nonostante la soglia si sia abbassata», spiega il responsabile del punto vendita di piazza di Spagna. Stesso approccio da Prada, in via dei Condotti: «Il target dei nostri clienti è molto alto – puntualizzano – e sono davvero rari i casi in cui ci si presenta alla cassa coi contanti, da tempo ormai sia russi che cinesi, anche per ragioni di sicurezza, utilizzano la carta di credito». Nessuna conseguenza negativa sugli acquisti quindi, «agli stranieri abbiamo spiegato la novità e non abbiamo avuto alcun problema, la vendita è andata comunque a buon fine». D'accordo, infine, anche da Furla, in piazza di Spagna: «Generalmente, se l'acquisto è superiore ai 1.000 euro, non pagavano neanche prima in contanti. La preoccupazione, quest'anno, non è tanto sulle modalità di pagamento, bensì sulla tenuta delle vendite in questo momento di forte crisi economica». Poi c'è l'altra faccia di via dei Condotti. Quella più pessimista. Realista? Quella che sospetta che, insieme alle banconote, nella passerella dello struscio si volatizzeranno anche i clienti. La Perla, per esempio, anche per quella «famosa» privacy di cui sopra: «Il nostro è un negozio particolare – spiega Bruna, responsabile del punto vendita – il 70% della clientela, è vero, pagava già con la carta di credito, ma parliamo di stranieri. Il restante 30%, gli italiani, già in costante diminuzione, pagavano in contanti anche per evitare di essere riconosciuti, il regalo resta comunque qualcosa di intimo, questa cosa proprio sotto Natale non ci voleva». Intimo, appunto. «Diventa una questione di principio – svelano l'identikit del compratore "tipo" da Swarosky – ci sono capitati diversi casi in cui, i clienti, volendo fare un regalo, diciamo, a una persona che non volevano svelare, hanno acquistato preziosi sotto i 2.500 euro proprio per evitare incidenti». Infine, ne fanno soprattutto una questione economica commercianti storici del salotto di Roma. Pollice verso di Bulgari e Dolce e Gabbana, «ci rimettiamo perché russi, cinesi e turchi qui hanno sempre pagato cash, ora se vorranno fare acquisti andranno all'estero, dove non sono obbligati a pagare con la carta», e della pelletteria Francesco Rogari: «È il 7 dicembre e le mie quattro commesse si girano i pollici. Quasi non bastasse la crisi, anche questa novità è molto negativa perché i turisti non conoscono le nostre leggi e, quando entrano in negozio, restano meravigliati». Anche Carlo Eleuteri, dell'omonima gioielleria, condivide i timori dei colleghi di via dei Condotti: «La tracciabilità sopra i 1.000 euro ci tocca marginalmente, i mezzi di pagamento più utilizzati restano comunque la carta di credito e, per i clienti più fidati, l'assegno, che ci evita anche di pagare commissioni».