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Funzionari corrotti. Scoperta la truffa dei Rolex

Carabinieri

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Ha comprato oltre 200 orologi Rolex, attraverso funzionari compiacenti delleDogane ha ottenuto il visto per il rimborso dell'Iva e poi ha rivenduto in nero la merce a orefici compiacenti sparsi per lo Stivale. Ieri mattina la truffa è finita. I carabinieri della Compagnia Aeroporti di Roma e i funzionari dell'Ufficio delle Dogane Roma 2 in servizio all'Aeroporto di Fiumicino hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare emesse dal Tribunale di Civitavecchia nei confronti di due impiegati della dogana in servizio all'aeroporto, un dipendente in pensione e un impiegato del ministero del Tesoro. Secondo gli investigatori, l'ammontare del raggiro fiscale ammonterebbe a diversi milioni di euro. A capo della cricca un malese di 33 anni, arrestato nell'ottobre scorso. È questa la data di avvio delle indagini che hanno portato agli arresti di ieri. La tecnica era collaudata. La norma sfruttata è quella che consente ai cittadini extracomunitari, turisti in Italia, di ottenere il rimborso dell'Iva sulla merce acquistata. Si richiede al commerciante la fattura, si esibisce alla Dogana al momento del viaggio di ritorno, gli impiegati la verificano e vistano il documento dando il via al rimborso della cifra che arriverà a domicilio del turista. In questo caso, però, il malese non rientrava in patria. Rimaneva in Italia, a Firenze. I funzionari collusi davano l'ok al pagamento dell'Iva sugli orologi acquistati, lui incassava la somma e a un prezzo allettante rivendeva gli orologi a commercianti senza scrupoli. IRolex sono stati trovati nello zaino dello straniero e nella sua residenza toscana. I carabinieri hanno filmato il passaggio delle fatture e intercettato le conversazioni tra malese e funzionari infedeli. Ma l'inchiesta va avanti. Il sospetto infatti è che l'affare sia più esteso e coinvolga anche altri soggetti. Per esempio a Milano, a luglio è stata denunciata una giapponese perché trovata in possesso di articoli di pelletteria griffati sui quali c'era stato lo stesso gioco fiscale. Quindi gli accertamenti si estendono in due direzioni. Una tracciata attraverso le segnalazioni delle società intermediarie che lavorano in collaborazione coi negozi «Tax free» e anticipano l'Iva ai clienti stranieri. Spesso sono proprio loro a segnalare alle Dogane presunte irregolarità nelle fatture. L'altra pista invece segue i commercianti che battono la concorrenza comprando merce di lusso a prezzi assai inferiori a quelli del mercato legale, per giunta da "turisti" che illeggittimamente hanno percepito l'Iva a credito. Infatti, il fermo del malese e la denuncia della giapponese non solo hanno fatto emergere la complicità dei funzionari doganali. Ma anche una rete di rivenditori che sfruttando il commercio in nero di articoli lusso, quindi esentasse, hanno fatto affari magari imbrogliando anche la clientela che ha immaginato di acquistare prodotti garantiti. Le indagini sin qui svolte hanno riguardato due livelli: i turisti e i funzionari corrotti. Ora passa al terzo: i commercianti evasori.

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