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Addio alle Province. Zingaretti e Polverini dicono no

Palazzo Valentini

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«Al termine di una riunione complicata con il Governo ero tutto sommato contenta per aver evitato il taglio dei trasferimenti su trasporto pubblico e sanità. Ma quando ho visto la conferenza stampa di Monti mi è venuto da piangere come il ministro Fornero, perché se da un lato avevamo scongiurato dei tagli, dall'altro era aumentata la pressione fiscale sulle persone, e quando ho sentito parlare delle province mi sono sentita un po' più sola». Sono le parole pronunciate all'assemblea nazionale dell'Unione province italiane, della presidente della Regione, Renata Polverini, a tracciare meglio un quadro che si profila devastante. La riduzione ai costi della politica infatti rischia di trasformarsi in una vera carneficina e di trasformare profondamente il rapporto tra istituzioni e cittadini. «Per quanto riguarda la mia Regione, inizierò immediatamente degli incontri con i presidenti delle Province per capire in che modo approcciarsi, tenendo presente che, se il governo confermerà quanto annunciato una parte del lavoro legislativo dipenderà anche dall'azione della Regione. Attendiamo - ha aggiunto la Polverini - di conoscere i dettagli del provvedimento, ma sicuramente c'è un forte ridimensionamento dell'ente provinciale». E se l'Italia dei Valori, con Stefano Pedica canta vittoria, all'indomani dall'annuncio del premier Monti, parla, senza veli, anche il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. «Hanno prevalso la demagogia e l'antipolitica a tutti i costi, da dare in pasto all'opinione pubblica per distrarre l'attenzione da ben altri provvedimenti. Noi vogliamo salvare l'Italia, ridurre la spesa ma combattere anche privilegi e zone grigie della macchina amministrativa che, mi dispiace dirlo, anche questo Governo sembra non voler affrontare - ha attaccato Zingaretti - Le province sono quelle che più si sono impegnate per ridurre la spesa pubblica e lo hanno fatto in silenzio e chi oggi guida le province lo fa perché è stato votato da milioni di italiani, mentre "quel che frena l'Italia e che costa sono, ad esempio, gli enti di secondo livello nominati dalla politica, spesso dalla cattiva politica, che nessuno vuole mai toccare: come i consorzi, le autorità, i vari enti, le università agrarie. Il rischio se no è che si ferma tutto - ha aggiunto il presidente della Provincia - Bisogna andare avanti, tagliare i privilegi e gli enti inutili ma o dentro c'è un'idea di Stato per funzionare meglio o dopo si funzionerà peggio». Eliminare i consiglieri eletti e lasciare invece decine di consigli di amministrazione, spesso ben più retribuiti, sa molto di beffa. A maggior ragione se, come previsto, tutte le province cadranno a marzo, a prescindere dalla scadenza naturale del mandato elettorale. «Non si può essere duri con gli eletti e deboli con in nominati - ha attaccato il deputato Pd ed ex presidente della Provincia Enrico Gasbarra - visto che non si toccano gli enti inutili di secondo livello».

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