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Valentina Conti In fila per pretendere spiegazioni, «perché così non è possibile organizzarsi per partire ed è impensabile che ai viaggiatori non vengano date risposte appropriate».

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Stessocopione degli scorsi anni in prossimità delle feste, ma ora la situazione è peggiorata, per via dei tagli in vista. «Ci hanno detto che li hanno eliminati causa crisi», dicono all'unisono i viaggiatori preoccupati. «L'unica cosa possibile è spostarsi al Sud con i treni diurni. Ma è un'ammazzata e perderei, comunque, un giorno di lavoro senza nemmeno riuscire a riposare. O c'è l'aereo, ma è comodo solo per arrivare nelle grandi città», si sfoga Grazia, che il 20 dicembre dovrà raggiungere la sua famiglia in Sicilia. Per gli anziani è ancora peggio. Ripiegare sul treno di giorno, dove i posti sono già in esaurimento, è il diktat. L'eliminazione dei Wagons-Lits e del personale impiegato, comunque richiesti anche per i costi abbordabili, viene vista come la diretta conseguenza della rivoluzione Fs targata Moretti, che punta su investimenti per l'alta velocità. Non a caso ieri, all'inaugurazione dello scalo romano a Tiburtina, c'erano anche i 480 lavoratori Wagons-Lits: sono giorni che protestano nella Capitale per scongiurare la fine di un'epoca dopo 135 anni, l'addio a un servizio popolare. Fischi ai politici e momenti di tensione all'uscita del presidente Napolitano. Per Trenitalia, la questione delle proteste dei cittadini è solo un fraintendimento. «Parliamo di treni a lunga percorrenza legati a un contratto di servizio con lo Stato», spiegano dall'Ufficio stampa nazionale. «Non sono state date informazioni corrette ai viaggiatori. Non si è chiusa la trattativa per il contratto. I treni notturni saranno riattivati. Sarà solo questione di giorni», assicurano.

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