Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

I presidi chiedono a Scattone di trasferirsi in un altro liceo

Giovanni Scattone

  • a
  • a
  • a

Un atto di coscienza. È quello che chiede l'Associazione dei presidi a Giovanni Scattone. L'ex assistente universitario condannato per l'omicidio di Marta Russo da settembre insegna storia e filosofia come supplente al liceo Cavour, la stessa scuola frequentata, a suo tempo, dalla ragazza che ha ucciso. Una notizia che aveva provocato le proteste della famiglia Russo. «Concordo con i genitori di Marta Russo e come Associazione siamo assolutamente solidali con la famiglia», ha affermato ieri il vicepresidente dell'Associazione Nazionale Presidi e Alte Professionalità della Scuola (Anp), Mario Rusconi. È «una questione morale: è inopportuno che insegni in quella scuola. Dovrebbe avere il buon gusto di lasciare la supplenza al Cavour. Mi rendo conto che il suo incarico è giuridicamente ineccepibile, magari potrebbe lasciare l'istituto per cercare supplenza in un'altra scuola. Il suo dovrebbe essere un atto di coscienza», ha concluso Rusconi. Una proposta raccolta dalla preside del liceo. «Parlerò con Scattone e decideremo il da farsi - ha detto Tecla Sannino. Lui avrebbe precisato di essere «disposto a fare un passo indietro» e di essere «pronto a lasciare» il Cavour, purchè non gli venga negata la possibilità di lavorare. E l'uomo condannato a 5 anni e 4 mesi per il delitto avvenuto nel 1997, ha aggiunto: «Il Cavour non l'ho scelto io, è stata praticamente una scelta obbligata, era l'unico disponibile al momento della scelta della sede di insegnamento. E poi non sapevo fosse quello di Marta Russo». «Al Cavour faccio solo una supplenza di 9 ore - ha spiegato ancora attraverso la moglie -, se avessi trovato una cattedra completa di 18 ore non avrei esitato a scegliere quella, è chiaro». E la consorte, Cinzia Giorgio, ha proseguito: «Per anni mio marito è stato contattato dal liceo Cavour per alcune supplenze. Chiaramente anche loro sapevano chi era». Che insegnasse al Cavour, Scattone lo ha definito un «segreto di Pulcinella». «Lo sapevano tutti, genitori compresi, che insegno in quella scuola», ha precisato. «Non voglio più rilasciare dichiarazioni - ha concluso - Vengo sempre frainteso, ogni volta le mie parole vengono interpretate in maniera diversa. Scrivono una cosa per un'altra, alimentando polemiche sterili».

Dai blog