Delitto di via Poma. Disposta maxi-perizia
La verità sul delitto di via Poma potrebbe non essere stata ancora scritta. Spetterà ad una perizia, disposta oggi dalla Corte d'assise d'appello di Roma, dare le risposte definitive su cosa avvenne il 7 agosto del 1990 quando Simonetta Cesaroni venne uccisa, negli uffici dell'Aig, con 29 coltellate. Per questo delitto nel gennaio scorso Raniero Busco, ex fidanzato della Cesaroni, è stato condannato in primo grado a 24 anni di reclusione. La consulenza dovrà chiarire orario della morte e lesioni riportate dalla Cesaroni e sulla modalità di conservazione dei reperti utilizzati per le analisi genetiche. Il 5 dicembre prossimo verrà nominato il perito che dovrà quindi riesaminare tutti gli accertamenti scientifici svolti negli anni. In particolare i periti dovranno accertare l'orario della morte, sulla natura delle lesioni riportate dalla Cesaroni e sulla modalità di conservazione dei reperti utilizzati per le analisi genetiche. Risposte anche sull'impronta del morso sul seno sinistro della vittima e sulle tracce ematiche trovate su una porta interna dell'appartamento dove fu uccisa Simonetta. La nuova consulenza rappresenta, di fatto, un punto a favore della difesa dell'imputato, gli avvocati Paolo Loria e Franco Coppi. Busco ha seguito l'udienza seduto tra i due penalisti, a pochi metri da loro la moglie Roberta Milleterì e il fratello di Raniero. Per quanto riguarda i nuovi accertamenti il pg Alberto Cozzella ha affermato in aula che «il dato della presenza di tracce con il dna di Busco rinvenute sul corpetto e il reggiseno non è mai stato messo in discussione - ha spiegato - gli elementi collegati, a partire dal morso che sarebbe stato dato al seno al momento della morte, vengono ricavati da ipotesi successive. Per questo è necessario una perizia conclusiva». Dal canto loro gli avvocati Paola Mondani e Massimo Lauro, che rappresentano in dibattimento la sorella di Simonetta, Paola, avevano sollecitato una perizia psicologica. Un accertamento, questo però, non disposto dalla Corte, che ha ritenuto come non sussistano le «condizioni di assoluta necessità previste». Acquisizione degli accertamenti scientifici passati Si tratta di una perizia biologica redatta da Giampietro Lago e Luciano Garofano nel 1999 su tracce ematiche trovate su una porta interna dell' appartamento dove fu uccisa Simonetta Cesaroni. Per i periti il sangue riscontrato sulla maniglia interna e sul lato interno della porta aveva un dna incompleto e quindi non attribuibile a nessuno. Sulle stesse tracce fu svolta una perizia anche da Angelo Fiori, medico legale che all'epoca dell'omicidio era stato nominato dal gip. Fiori mise in luce che quella macchia di sangue è di gruppo A, mentre Simonetta e Raniero hanno entrambi gruppo 0.