«Una perizia sul dna trovato in via Poma scagiona Raniero Busco»
Ed'altra parte, a vent'anni dai fatti, non era facile ricostruire ruoli e responsabilità nel delitto di via Poma. Ma da domani la difesa di Raniero Busco avrà la possibilità di capovolgere la sentenza di primo grado e dimostrare che i 24 anni di reclusione per aver ucciso Simonetta Cesaroni quel martedì 7 agosto del 1990 lui non li meritava. Il nuovo processo si svolgerà nell'aula convegni della Corte d'Appello e ad occuparsene sarà il collegio presieduto da Mario Lucio D'Andria con a latere Giancarlo De Cataldo, ormai più noto per i suoi libri (come «Romanzo Criminale») che per la sua attività pur impegnativa di magistrato. Paolo Loria e Franco Coppi, i difensori dell'ex fidanzato della vittima (che nel frattempo si è sposato e ha avuto due gemellini dalla moglie Roberta Milletarì), cercheranno di smontare punto per punto il castello accusatorio. I due penalisti contesterannno innanzi tutto le prove scientifiche, chiedendo molto probabilmente una nuova perizia super-partes sul presunto morso sul seno di Simonetta e sulla (sempre presunta) saliva trovata sugli indumenti intimi della ragazza massacrata con 29 colpi di tagliacarte negli uffici dell'Aiag. Per loro, infatti, non fu Busco a mordere l'impiegata e quella trovata sulla biancheria non è saliva, o perlomeno non si può affermare con certezza che lo sia. Ci sono, poi, i trucioli di segatura trovati sui calzini della vittima, elemento che farebbe pensare a un tentativo «professionale» di pulizia dei locali dopo l'omicidio. Tentativo che Busco non aveva alcun interesse a portare a termine. Anzi, che gli avrebbe fatto perdere inutilmente tempo prezioso per la fuga. E ancora, un documento trovato dopo la condanna che dimostrerebbe come le vacanze del motorista Alitalia quell'anno scattavano una settimana dopo il delitto. Di conseguenza, Busco non aveva necessità di vedere Simonetta quel pomeriggio in via Poma (come ipotizzato dall'accusa) perché avrebbe potuto farlo anche durante la settimana successiva. Infine, sottolinea Loria, «esiste una perizia sul sangue trovato sul lato interno della porta della stanza dove Simonetta fu uccisa eseguita otto anni fa da Luciano Garofano (poi consulente del pm ndr) in cui si escludeva che il dna appartenesse a Busco. Ma quella perizia non è stata mai portata in aula». In attesa del verdetto di secondo grado gli italiani potranno vedere la fiction su via Poma prodotta dalla Taodue di Pietro Valsecchi e diretta da Roberto Faenza. La trasmissione era stata «congelata» da un'istanza dei legali di Busco (ricorso d'urgenza ex art. 700) che, però, è stata ritirata.