Folla come a Scampia Poliziotti accerchiati

Ostia Nuova: piazza Gasparri, via Antonio Forni, via del Sommergibile. Dove i proiettili non fanno rumore e le sirene sono un sottofondo di routine, la polizia e i carabinieri non piacciono. Alle cinque del pomeriggio di ieri l'ennesima sparatoria: a terra, senza vita, c'è il corpo di Francesco Antonini, 44 anni, detto «Sorcanera» ma conosciuto dai più come Franchino: freddato da una calibro 9x21. Giovanni Galleoni, il «Baficchio», noto pure lui in zona Ostia Ponente e negli archivi della giustizia, è morto pochi minuti dopo a bordo di un'ambulanza che inutilmente correva in direzione del pronto soccorso del Grassi. Uccisi alle cinque del pomeriggio in un vero e proprio agguato. La polizia, corsa sul posto per cercare di ricostruire nel più breve tempo possibile la dinamica di quanto accaduto, è stata aggredita da una folla inferocita. Infastiditi, arrabbiati e spaventati, alcuni conoscenti delle vittime mischiati a semplici residenti, hanno aggredito gli agenti del Commissariato Lido con l'intenzione di mandarli via. Questo mentre il cadavere di «Sorcanera», a pancia in giù dentro un bar in ristrutturazione e dove forse aveva cercato riparo nella fuga dai suoi inseguitori, già veniva pianto da un gruppo di donne e amici. Una di queste è stata portata via, per un malore, da un'ambulanza ancora presente in strada. Nessuno, tra i tanti nella via a sfidare il freddo, si è lasciato scappare una parola a chi chiedeva di Franchino o del Baficchio. Meglio non dire, tacere sempre e comunque: che non si sa mai. In pochi hanno voglia di commentare, chi parla lo fa chiudendosi in un cerchio talmente stretto da non riuscire a intravedere neanche il movimento delle labbra. D'altronde, anche i due che sono stati fermati nella vicina via dell'Idrovolante poco dopo la sparatoria a bordo della Fiat Bravo con il lunotto posteriore distrutto dai proiettili che accidentalmente l'hanno colpita, hanno raccontato ai poliziotti di essersela data a gambe. Terrorizzati per gli spari e fuggiti immediatamente. Una signora, lo sguardo sornione e tranquillo di chi forse a certe cose ha fatto l'abitudine, esclama con l'intenzione di farsi sentire: «Ma che è tutta sta polizia? Tiè, pure la Scientifica». «E che è signò? - le risponde una voce - In finale hanno solo ammazzato due persone». «Qualcuno ha fatto caso almeno agli spari?», domanda un altro. «Macché, neanche si sono sentiti». Il tabaccaio accanto al bar, all'interno del quale fino a tarda sera hanno lavorato gli investigatori, ha detto di essersi messo al riparo chiudendo la saracinesca che rende il suo negozio comunicante con il bar dove da un mese gli operai sono al lavoro. Il locale dove è stato freddato Antonini in passato è stato oggetto di un attentato incendiario. E al proprietario, che lì ci lavora da una vita, non resta che rimboccarsi le maniche, ancora una volta, e cercare di lavar via a colpi di vernice macchie che forse non scoloriranno mai. Negli occhi di chi è sceso in strada per sapere e curiosare non c'è neanche l'ombra della paura che qualsiasi comune mortale proverebbe davanti a un fatto simile. Hanno ammazzato due persone in strada, alle cinque del pomeriggio, e ai poliziotti a cui era stato «consigliato» di andarsene, ora qualcuno chiede di far presto. Le volanti danno fastidio, sono considerati un impiccio a chi - da queste parti - le «situazioni» preferisce sbrigarsele con mezzi e modi propri. Come quando due anni fa, fra i lotti popolari della stessa Ostia Ponente, i carabinieri vennero accerchiati e quasi linciati da una folla inferocita per tentare di evitare l'arresto a due ragazzi, sorpresi su uno Yamaha T-Max senza patente e assicurazione. Elicotteri e un dispiegamento di forze fuori dall'ordinario vennero utilizzati per placare gli animi di un'intera palazzina schieratasi in difesa dei due. Solo per un miracolo non ci scappò il morto.