Abusi ambientali ed edilizi Sequestrata Malagrotta bis
Nuovategola giudiziaria sul signore dei rifiuti Manlio Cerroni e la sua Malagrotta, la discarica più grande d'Europa. Ieri mattina, dopo un mese e mezzo di indagini, i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Roma diretto dal capitano Pietro Rajola Pescarini hanno messo i sigilli al megainvaso di Testa di Cane, detto Malagrotta bis, area adiacente a quella della discarica. Indagato il responsabile della società che gestisce l'impianto, la Giovi dell'ingegner Francesco Rando, uomo di fiducia di Cerroni. In sostanza, secondo il Gip e il procuratore aggiunto Roberto Cucchiari la cava di Testa di Cane doveva diventare una collina com'era in origine. Invece è ancora vuota come sei anni fa. Nel 2005 infatti un'ordinanza commissariale diede l'ok per eseguire lavori di ripristino e riempire la cava con tre materiali: frazione organica indifferenziata (Fos), cioè rifiuti trattati ormai diventati terriccio indore, poi sabbia e calcinacci. Ma le cose non sono andate così. Da ottobre, quando il Noe ha iniziato gli accertamenti, i carabinieri hanno trovato una gola profonda. Non solo. Addirittura i contorni sarebbero stati sagomati e ampliati estendendo le dimensioni della cava. Per cui più che diventare una collina si è avuto il forte sospetto che l'area subisse un allestimento per diventare grande invaso: per ospitare altri rifiuti? L'anomalia era già stata segnalata dalla Regione Lazio, a settembre e ottobre, stesse mese d'inizio delle indagini. Magistratura e militari contestano alla Giovi di aver proseguito i lavori anche dopo il 2008, quando è scaduta la gestione commissariale dei rifiuti e sono tornate in vigore le regole del Testo unico ambientale. Sostengono che interventi importanti come quelli eseguiti a Testa di Cane dovevano avere una valutazione di impatto ambientale sottoscritta da ministero dell'Ambiente e Regione Lazio: la rimozione massiccia di terra che c'è stata può causare un dissesto idrogeologico della zona. La Giovi replica ai sospetti:«La cubatura è di 98 mila metri cubi e non già di un milione di metri cubi. I lavori sono stati «eseguiti in esecuzione dell'ordinanza commissariale n.14/2005». «Il sequestro è un episodio davvero inquietante - dice il presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati - ma dove sono finiti Comune e Regione. Tutti sapevano bene cosa stesse accadendo - aggiunge - come tutti sanno bene che nelle ultime settimane sono ripresi lavori di ruspe a Monti dell'Ortaccio là di fronte», un'altra area possibile per una discarica. Gli risponde a distamnza Alfredo Pallone:«Il decreto di chiusura della discarica di Malagrotta al 31 dicembre 2011 e il sequestro della discarica abusiva di Testa di Cane siano due facce della stessa medaglia che testimoniano il buon operato della Giunta regionale in materia di rifiuti».