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Torna la stangata Ici: 426 euro a famiglia

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Un aggravio medio di 426 euro a famiglia. Una stangatina, se preferite. È il carico fiscale medio che pagherebbe una famiglia proprietaria di un'abitazione se dovesse essere reintrodotta l'ICI, l'imposta comunale sugli immobili, come per altro già annunciato dal nuovo esecutivo Monti e richiesto in precedenza da Bankitalia. Della rinnovata tassa non si sa ancora molto, se non che sarà introdotta e che avrà un qualche sistema di progressività legato al reddito per non pesare troppo sulle famiglie con meno introiti. L'ipotesi, però, è che la nuova imposta sull'abitazione principale sia sufficiente a sostituire quanto lo Stato centrale, oggi, passa ai comuni a titolo di compensazione. Per Roma, nel 2010, il trasferimento di compensazione è stato di 360.676.936 euro. Sembra dunque opportuno considerare questa cifra come base di partenza: anche se, ovviamente, la partita è aperta, e si potranno avere dati più precisi appena a conoscenza dei fattori da cui dipenderà il prelievo, come l'aliquota applicata, il valore catastale dell'immobile (la rendita, che probabilmente sarà revisionata per essere adeguata ai valori di mercato) e le eventuali detrazioni, tutte da definire. A Roma – scopriamo scartabellando i dati di Istat – le famiglie proprietarie di prima casa sono 864.752. Dividendo il valore del trasferimento per il numero di nuclei familiari in possesso di un'abitazione principale si arriva alla cifra arrotondata, appunto, di 426 euro. Un bel colpo, ma occorre ricordare che è un valore medio: ancora non è possibile sapere esattamente come verrà diviso e con quali criteri. Ma è ormai chiaro che il prelievo sarà in qualche modo alleggerito per i redditi più bassi e per le proprietà immobiliari più piccole. Progressività o meno, resta comunque un aumento decisivo del carico fiscale. E la reintroduzione dell'ICI ha sollevato nette perplessità lungo tutto l'arco politico. Anche perché l'ICI, introdotta dal governo Amato durante la crisi del 1992 – e significativamente riproposta ora, a chiusura del cerchio da Monti, durante un'altra crisi – è diventata rapidamente una delle entrate più importanti dei comuni, ma è sempre stata poco sopportata dagli italiani. Tanto che la sua abolizione è stata quasi bipartisan: il governo Prodi, nel 2006, ha iniziato a ridurla e il governo Berlusconi l'ha eliminata completamente. Fermissimo è dunque il no a una sua reintroduzione da parte del Sindaco, che preferirebbe piuttosto il varo di una patrimoniale soggettiva. Cioè di un'imposta che colpisca la ricchezza complessiva – non solo immobiliare – dei cittadini più abbienti. L'ICI sulla prima casa, ha detto il Sindaco, è «una misura che non mi piace, perché ha un valore simbolico molto importante». Per questo il sindaco chiede al presidente del Consiglio di confrontarsi con i sindaci dei comuni. Monti, sostiene Alemanno, è «in grado di fare una verifica, anche confrontandosi con l'Anci, per prendere una decisione: un intervento di carattere patrimoniale è necessario, ma preferirei un aggravio sui grandi patrimoni e non un'imposta sulla prima casa». Chiede una revisione dell'idea anche il presidente della Regione Lazio Renata Polverini. Che vuole proporre una specie di no-tax area (no ICI, in realtà) per i più deboli: «A chi ha redditi medio-bassi non va riproposta questa tassa ingiusta. Sui redditi alti, invece, si può ragionare».

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