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«Finito il Vietnam contro la città»

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Elui ci ha sempre creduto nonostante le circostanze; la caduta del governo e un parere della Regione che ha bloccato l'ultima firma utile. Poi la svolta. La nomina di cinque ministri romani. La corsa contro il tempo e 48 ore di telefonate, incontri, documenti. Alla fine la vittoria. Così, visibilmente soddisfatto, Alemanno parla da Lucia Annunziata al programma «La crisi in 1/2», su Rai3. «Era un anno che lavoravamo al decreto. Poi c'è stata una serie di ritardi, anche di natura politica, e negli ultimi giorni c'è stato un continuo di telefonate e contatti con il nuovo governo per dire "lunedì scade il decreto, non fatecelo scadere, per noi è un fatto troppo importante - ha raccontato il primo cittadino - se non si fosse approvata entro il 21 novembre sarebbe crollata la delega e si sarebbe dovuto ricominciare da capo». Il «successo» della missione considerata da molti impossibile è stato dato da due elementi: «Ho chiamato tutti i ministri romani, quelli nati a Roma e quelli residenti a Roma, invitandoli a sollecitare. C'è stato un grande contatto con il sottosegretario Catricalà, ma credo che sia anche un segnale politico: questo governo ha voluto dire che è finita la discriminazione nei confronti di Roma, e questo è molto importante». Un passaggio sulla Lega indispensabile: «La legge delega - ha ricordato Alemanno - venne presentata dal ministro Calderoli, poi quando le cose si sono fatte più difficili per il governo e la Lega, hanno ripescato la vecchia retorica del Nord ed è iniziato un Vietnam». Sus. Nov.

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