Delitto Olgiata, Winston condannato a 16 anni
Sedici anni di carcere. Sedici anni, dopo un mistero durato oltre vent'anni. Questa la condanna per Manuel Winston Reyes, reo confesso dell'omicidio di Alberica Filo della Torre. Eccola la verità dopo tante supposizioni, intrighi ed errori. La nobildonna romana che quella mattina del luglio '91 si preparava ad allestire una suntuosa festa per i dieci anni di matrimonio con il costruttore Pietro Mattei, è stata strangolata da una persona di fiducia. Uno di casa. La sentenza del Gup è arrivata dopo appena un'ora di camera di consiglio. Il filippino, ex domestico di casa Mattei, è stato riconosciuto colpevole dell'accusa di omicidio volontario mentre il giudice per le udienze preliminari, Massimo Di Lauro, ha dichiarato prescritto il reato di rapina. Winston aveva optato per il rito abbreviato, una scelta che consente, in caso di condanna, uno sconto della pena di circa un terzo. Ad incidere sul numero di anni inflitti anche il riconoscimento da parte del giudice delle attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti. La sentenza è stata accolta dall'ex domestico, che si trova attualmente detenuto nel carcere di Regina Coeli, senza lasciar trasparire alcuna emozione. Giacca a vento bianca e pantaloni scuri, l'ex domestico ha atteso la decisioni del tribunale a pochi metri dal marito della contessa, Pietro Mattei e dei suoi due figli, Manfredi e Domitilla che il 10 luglio del 1991, giorno in cui la nobildonna venne uccisa, erano poco più che bambini. Un giallo durato 20 anni Da oggi uno dei clamorosi gialli della cronaca nera degli ultimi vent'anni ha un colpevole. Come per via Poma, dove si è arrivati ad una condanna in primo a grado a 24 anni per l'ex fidanzato di Simonetta Cesaroni, Raniero Busco, o per la scomparsa di Emanuela Orlandi, per anni investigatori, criminologi, scrittori hanno cercato inutilmente di trovare il responsabile. Nel 'giallo dell'Olgiatà un groviglio di piste coinvolse vari personaggi tra cui Roberto Iacono, figlio dell'insegnante di inglese dei figli della famiglia Mattei o il funzionario dell'allora Sisde Michele Finocchi, amico della coppia, arrivato nella villa subito dopo la scoperta del delitto. La svolta dopo la confessione nell'aprile scorso quando i carabinieri del nucleo investigativo di Roma hanno "stretto il cerchio". La prova che inchioda Winston era presente sul lenzuolo con cui l'ex domestico strangolò la contessa. I Ris, grazie a un lavoro meticoloso, sono riusciti ad isolare alcune tracce ematiche del filippino. Dopo l'arresto l'uomo è crollato e ha confessato, in lacrime, quanto compiuto vent'anni fa: dietro quella morte violenta c'era il tentativo di rapina, la volontà di portare via da quella stanza all'Olgiata alcuni gioielli della contessa. Telefonate registrate e mai tradotte Una vicenda che ha, comunque, continuato a regalare colpi di scena. La Procura di Roma ha accertato, infatti, che per anni nei suoi archivi sono state conservate bobine contenenti telefonate del filippino mai tradotte dai vecchi investigatori. Colloqui che risalgono al 12 e 13 settembre del '91 durante i quali Winston e un connazionale parlano di come smerciare dei gioielli di Alberica. Un particolare su cui oggi sono tornati anche gli avvocati della famiglia Mattei che, commentando la decisione del Gup, hanno parlato apertamente di "negligenza dei precedenti pm e dei precedenti investigatori che oggi ha portato alla prescrizione del reato di rapina".