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Operazione rilancio Riorganizzazione e tagli agli sprechi

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Sonoqueste alcune delle proposte discusse dal segretario provinciale della Uil-Fpl Paolo Dominici con il direttore generale del San Camillo Forlanini Aldo Morrone per il rilancio dell'ospedale. Sull'organizzazione del lavoro il sindacalista - visto l'affollamento del pronto soccorso, il taglio di posti letto e servizi e l'alto ricorso alla diagnostica - ha proposto un radicale ripensamento del modello organizzativo. «Debbono aumentare le dimissioni dei pazienti. L'attività sanitaria deve funzionare 7 giorni su 7. È indispensabile l'assunzione di tutte le figure sanitarie di comparto e le dimissioni dei pazienti non possono interrompersi alle 14 del venerdì per riprendere il lunedì alla stessa ora», dice Dominici. Pure la ricerca deve giocare un ruolo fondamentale. La sola Regione Lombardia conta circa 18 istituti di ricerca scientifica, che ottengono il 25% in più sulle prestazioni e fondi ministeriali. La Uil-Fpl propone che il San Camillo individui le specialistiche più adeguate per ottenere tali riconoscimenti. Un altro modo per ottimizzare le risorse riguarda il Centro trapiani, situato nello Spallanzani, con costi d'affitto altissimi per spazi e attrezzature. C'è poi un reparto di Ortopedia nel Nuovo Regina Margherita, la cui attività eccelle. «Eppure - attacca Dominici - la Asl RmA sembrerebbe non riconoscerlo e riconosce al San Camillo solo il 60% delle prestazioni». Semplice e scontato il rimedio: riassorbire le due realtà per risparmiare. C'è poi l'intramoenia «fuori controllo». Un ridotto numero di medici svolge l'80% dell'attività. La legge prescrive che l'attività privata del medico non possa superare l'ordinaria. La gran parte delle prestazioni viene effettuata al di fuori dell'ospedale. «Su ogni euro incassato per l'intramoenia perde 10 centesimi. Bisogna istituire un ufficio che controlli tale attività, contabilizzi le risorse e le ridistribuisca in modo che la stessa costituisca una delle potenziali risorse di autofinanziamento», dice Dominici. Altro nodo da sciogliere è il destino del Forlanini, «fatiscente» ma con all'interno imporanti attività con alti costi di gestione. «Il Forlanini non può essere abbandonato né chiuso. Va rilanciato, individuando le attività che può ospitare. Lì esiste in convenzione con La Sapienza la Scuola universitaria per le professioni sanitarie di comparto, attività a completo carico dell'ospedale che fornisce il personale. La Sapienza non versa un euro, la didattica arranca ed è approssimativa. Bisogna rilanciarla con un accordo economico tra ospedale e università», dice il segretario provinciale Ui-Fpl. Infine i caposala, una figura da «rilanciare e con essa le specifiche competenze, un fulcro attorno al quale deve girare l'organizzazione del personale. La loro figura oggi è svilita, anche per lindebita influenza dell'area medica».Dan. Dim.

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