Violato il divieto sui cortei Draghi e indignati in strada
Tensioni con le forze dell'ordine in via XX Settembre Sit-in da Trinità dei Monti a piazza del Popolo
Ierila città si è ritrovata in balia dei manifestanti. Problema su problema, perché la giornata si è conclusa, da un lato, col ritorno dei primi in piazza Santa Croce in Gerusalemme, luogo non più autorizzato dalla Questura e, dall'altro, con decine di ragazzi, quelli che appunto avevano manifestato nei pressi del ministero dell'Economia, barricati alla Sapienza «per studiare cosa fare dopo l'aggressione della polizia». In tarda serata i due fronti si sono anche incrociati: «I nostri compagni sono stati circondati dalle forze dell'ordine senza motivo – hanno tuonato gli indignati dall'assemblea che, nelle stesse ore, si stava svolgendo in piazza del Popolo – andiamo là per fargli capire che non sono soli». Ieri il lavoro per le forze dell'ordine è iniziato presto. Era circa mezzogiorno quando gli indignati che, dallo scorso 15 ottobre, sono accampati in piazza Santa Croce in Gerusalemme, hanno lasciato le loro tende per quella che doveva essere una «rivoluzione planetaria non violenta». Flash mob in centro storico e, nel pomeriggio, manifestazione in piazza del Popolo. Sono partiti da San Giovanni diretti a piazza Vittorio, dove hanno inscenato il primo flash mob contro l'informazione. Poi piazza dell'Esquilino (altro sit-in), via delle Quattro Fontane, piazza Barberini (dove si sono intrattenuti per qualche minuto leggendo voci del dizionario della lingua italiana, vedi democrazia e austerità), poi su per via Sistina, piazza di Spagna (dove ha tenuto banco la sfilata dei «black bloc della collezione dello Stato 2010/2011»), infine l'arrivo a piazza del Popolo. I ragazzi, circa un centinaio, seguiti dalle forze dell'ordine in borghese, hanno aggirato l'ordinanza anti-cortei del sindaco Alemanno procedendo a gruppetti di tre o quattro persone e camminando sui marciapiedi, il tutto distribuendo volantini ed affiggendo manifesti durante il percorso. Intorno alle 15 si è quindi aperta l'assemblea in piazza del Popolo. Come da copione, il «cerchio degli indignati» ha dato il là al «valzer di opinioni». Per poi lasciare senza risposte, però, la grande domanda sulla sistemazione futura. Il permesso di continuare a restare a piazza di Santa Croce in Gerusalemme, infatti, scadeva ieri sera. Nonostante questo, si è deciso di farvi ritorno per la notte, per poi decidere oggi cosa fare. Tra le alternative, il parco Schuster (San Paolo), Villa Borghese (proprio sotto al Pincio) e la stessa Santa Croce. Opzioni su cui non sono stati tutti d'accordo: «Villa Borghese è troppo umida», «San Paolo troppo isolato», «Santa Croce troppo piccola, ormai superiamo le 70 tende». Una decisione, quella di non abbandonare la «comune» in cui hanno già costruito casette ed orto, facilmente prevedibile fin dal primo pomeriggio, essendo rimasta la quasi totalità delle tende montata nonostante l'inizio della manifestazione. Così, in serata, la maggior parte degli indignados sono tornati alla loro «casa base», mentre altri hanno raggiunto i «draghi» alla Sapienza. Sì, perché ieri, come accennato, a creare lo scompiglio maggiore in città c'erano loro. Le forze dell'ordine hanno bloccato il corteo di manifestanti, circa 200, in via Flavia, dove gli studenti che erano partiti da via XX Settembre, davanti al ministero dell'Economia, avevano sfilato in alcune traverse del centro, diretti al ministero del Lavoro. I «draghi ribelli» sono giunti all'incrocio tra via Flavia e via Quintino Sella, dove hanno trovato un cordone di forze dell'ordine in tenuta anti sommossa e un blindato che sbarravano la strada. Forti le ripercussioni anche sul traffico, completamente paralizzato in direzione di Porta Pia, specie alla luce del fatto che alcuni di loro hanno rifiutato di fornire agli agenti le proprie generalità, prolungando di fatto i lavori di identificazione. «Con questo corteo abbiamo deciso di violare l'ordinanza del sindaco Alemanno che vieta i cortei nel centro storico di Roma», hanno urlato i ragazzi. Il bilancio è di un 22enne di Cuneo denunciato per porto abusivo d'armi, pizzicato prima dell'inizio del corteo con un coltello con una lama da 19 centimetri, passamontagna e ginocchiere nello zaino, e di altri due giovani identificati. Si tratta di un minorenne di Torino residente a Roma, che nascondeva lo striscione «ci vogliono servi, ci avranno ribelli», e di una ragazza di 20 anni di Reggio Emilia, scovata con cinque limoni addosso. Nel giorno delle proteste, il sindaco Alemanno ha urlato tutta la sua rabbia: «Duecento studenti non possono bloccare Roma. La polizia deve intervenire con la massima determinazione perchè questa è la strada per il caos generalizzato. Il mio appello è che lunedì, dal prefetto Pecoraro si trovi un'intesa per garantire il diritto a manifestare rifiutando ogni forma di illegalità e di paralisi della città. Mi auguro che in questo incontro ci sia un atto di responsabilità da parte delle forze sindacali».