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Due milioni e mezzo dalla lotta ai portoghesi

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Il 6% non fa il biglietto. In periferia la cifra raddoppia

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Èquanto l'Atac conta di recuperare dagli evasori dei mezzi pubblici. I cosiddetti «portoghesi», coloro che prendono l'autobus senza fare il biglietto. Due milioni e mezzo è quanto l'azienda capitolina ha intenzione di incassare il prossimo anno. Come? Aumentando i controlli sui bus. Perché oggi circa il 5-6% non paga, con punte del 15% nelle linee periferiche. Dal momento che è molto difficile non pagare il biglietto della metropolitana a causa dei tornelli, il dato sull'evasione si riferisce quasi esclusivamente a chi sale sui bus. In centro storico la situazione migliora. Secondo le stime dei tecnici Atac solo l'1-2% non fa il biglietto. Va detto che questi calcoli sono molto aleatori. Sono stime empiriche che si basano sul lavoro dei controllori e sulle indagini che comparano quante persone aspettano alle fermate e quante effettivamente comprano il ticket o hanno un abbonamento. L'Atac sta studiando anche un sistema per far diminuire l'«evasione di necessità». Ovvero tutti coloro che non fanno il biglietto perché sono stati costretti a «saltare» sul bus senza ticket per mancanza di tempo. Un'idea allo studio è la possibilità di dare la possibilità ai passeggeri di comprare il biglietto direttamente dal conducente. Intanto, continua la polemica sulla decisione del Comune di aumentare il costo del biglietto da 1 euro a 1,50. Per i segretari generali regionali di Cgil e Uil Claudio Di Berardino, Luigi Scardaone e della Cisl Roma Mario «a fronte della scarsezza e dell'inadeguatezza dei servizi è un'operazione sbagliata che andrà a colpire le fasce deboli, i pendolari e gli studenti». Ad affondare il dito nella piaga è Fabrizio Santori, presidente della commissione comunale sulla Sicurezza che ieri ha fornito alcuni dati: a bordo dei mezzi pubblici il tempo per percorrere una distanza media di 9 chilometri e mezzo è di circa 43 minuti. Su una distanza media di 12 chilometri e mezzo, invece sono necessari anche più di 45 minuti. La domanda sorge spontanea: pagare di più è giusto?

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