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L'ospedale non ha soldi per le garze ma dimentica di riscuotere i crediti

L'ospedale San Camillo

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La rivolta dei caposala è solo l'ultimo di una lunga serie di episodi. Venerdì scorso i coordinatori di reparto del San Camillo Forlanini sono sono spontaneamente presentati al direttore sanitario per protestare contro la carenza di presidi chirurgici (garze, siringhe) e medicinali. La delegazione è stata ricevuta dal direttore generale Aldo Morrone che ha spiegato come le procedure di acquisto non sarebbero corrette né terrebbero conto degli effettivi fabbisogni. Insomma, non si comprano le garze perché l'azienda non sa quante ne servono. È solo un episodio per capire in quali condizioni verta il San Camillo, una delle aziende ospedaliere più importanti d'Italia. Qualche numero lo sciorina Paolo Dominici, segretario provinciale della Uil-Fpl, anche se molte inefficienze vanno attribuite alla precedente direzione. Il San Camillo deve riscuotere 7 milioni di euro di intramoenia extramuraria effettuata da medici presso altre strutture; ad agosto sono emersi 30 milioni di euro di uscite per il 2010 non imputate al bilancio di competenza; il collegio dei sindaci non ha sottoscritto il bilancio 2009 e 2010; l'azienda vanta titoli verso terzi a vario titolo (ticket non pagati, esami non ritirati, prestazioni non effettuate) per 21 milioni di euro; manca o è incompleto il libro dei cespiti ed è approssimativo l'inventario delle apparecchiature; l'ammontare delle prestazioni (diminuite in media del 27% con picchi del 40% a chirurgia) trasposte in termini economici coprono appena l'importo per il pagamento degli stipendi. Nel primo semestre 2011 il costo del personale è risultato identico al secondo semestre 2010, ma la produttività è calata; la riduzione dei trapianti è aumentata a causa della carenza del personale, così come le piaghe da decubito, presenti nell'8,6% dei casi su un campione di 686 pazienti come dimostrato da un recente studio. L'atto aziendale è stato bocciato in varie parti dai tecnici della Regione. E servizi nel frattempo non migliorano. Le liste d'attesa al 3 novembre scorso parlano chiaro: un ecocolordoppler tronchi sovraortici non si può effettuare prima del 19 settembre 2012 (330 giorni); un'ecografia cardiaca non prima del 17 ottobre 2012. Stesso discorso per altri esami fondamentali come risonanza magnetica (28 maggio 2012), risonanza del tronco encefalico (ottobre 2012). «Il caso più eclatante riguarda la preospedalizzazione, esami che vengono effettuati prima del ricovero e dell'operazione - spiega Dominici - Questi esami hanno validità semestrale, ma il paziente viene ricoverato ben oltre sei mesi dopo averli sostenuti». Inoltre non vengono effettuate dimissioni nel fine settimana, con conseguenti aggravio dei costi e pronto soccorso in tilt nel week-end. «Inoltre dal primo ottobre sono stati tagliati gli straordinari per lo sforamento del budget. Così è impossibile anche organizzare i turni ordinari», denuncia il sindacalista. Sprechi e inefficienze non mancano. «Si dovrebbe sulla scorta del San Filippo Neri - osserva il segretario provinciale Uil-Fpl - revisionare i contratti di appalto, applicare le penali per le inadempienze extracontrattuali e recuperare tutti i titoli esigibili anche con decreti ingiuntivi. In attesa di verificare i fabbisogni è impensabile bloccare le gare: ne va della salute dei pazienti. Bisogna proporre progetti che possano ottenere i fondi ministeriali». Tra i casi curiosi ci sono poi il Diaprtimento per la salute della donna e del bambino (fermi i lavori della sala operatoria nonostante l'ok della Regione) e la nuova mensa: ultimata con tanto di arredi e chiusa per l'assenza della messa a terra incredibilmente non prevista nel capitolato d'appalto. «Almeno diano i ticket restaurant sostitutivi ai dipendenti», chiosa amaro Dominici.

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