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Scontri a San Giovanni Uno solo resta in carcere

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Il Riesame concede i domiciliari a sette giovani A due l'obbligo di firma. La difesa: «Decisione iniqua»

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Uscitidal carcere, in quanto posti agli arresti domiciliari, sette dei dodici manifestanti fermati in flagranza di reato il 15 ottobre scorso durante gli scontri avvenuti a Roma in occasione della manifestazione degli indignati. Uno di loro, Giovanni Caputi, resta in carcere, mentre per Alessia Catarinozzi e Alessandra Orchi, le quali erano già agli arresti domiciliari, è stato disposto l'obbligo di firma. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame presieduto da Vincenzo Capozza. Ai domiciliari vanno Giuseppe Ciurleo, Alessandro e Giovanni Venuto, Lorenzo Giuliani, il romeno Robert Scarlet, Stefano Conigliaro e Ilaria Ciancamerla. Uno dei 12 arrestati era stato scarcerato all'indomani della convalida della misura, mentre per un altro indagato il Tribunale del Riesame si pronuncerà oggi. Tutti e 12 sono accusati di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale. Nell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti sono coinvolti altre due persone, Leonardo Vecchiolla, il giovane fotografato mentre lanciava un estintore ed arrestato a Chieti, e Carlo Seppia, fermato a Pisa. «Una decisione iniqua, sono sorpreso». Così l'avvocato Fabrizio Gallo, difensore di Giovanni Caputi, il manifestante arrestato il 15 ottobre scorso che resterà in carcere, commenta la decisione presa dal Tribunale del Riesame. «Considero questa decisione - spiega il penalista - iniqua. Può aver avuto un peso il fatto che il mio assistito da tempo viva in Spagna. Valuteremo, una volta che saranno depositate le motivazioni, il ricorso in Cassazione». Intanto Il gip del Tribunale di Roma ha reiterato la misura di custodia cautelare in carcere emessa a Chieti nei confronti di Leonardo Vecchiola, lo studente 23enne di Ariano Irpino (Avellino) ritenuto uno dei presunti black bloc che il 15 ottobre, nella Capitale, avevano appiccato il fuoco a un furgone blindato dei carabinieri impegnati, in piazza San Giovanni, nelle operazioni antisommossa durante la manifestazione degli indignati. A Vecchiolla, che studia psicologia all'università «D'Annunzio» di Chieti, il nuovo provvedimento è stato notificato ieri mattina in carcere dai carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale di Roma. Oltre ai reati di tentato omicidio ai danni di un carabiniere, devastazione e saccheggio in concorso, il gip di Roma ha contestato allo studente, sempre in concorso, anche la resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale. Contro la prima ordinanza di custodia cautelare, il legale di Vecchiolla, l'avvocato del Foro di Avellino Sergio Acone, ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame dell'Aquila. Il lavoro degli inquirenti non finisce. Polizia e carabinieri stanno infatti continuando a visionare centinaia di fotografie e decine e decine di filmati per identificare gli altri presunti responsabili degli scontri a San Giovanni e nel centro storico. Di alcuni si conoscono già i nomi e i cognomi ma per evitare di fermare qualche manifestante «sbaglaito» gli investigatori stanno verificando quali azioni questi giovani hanno commesso durante le cinque ore di guerriglia nel cuore della città eterna. Un lavoro necessario per portare ai pm le prove necessarie per una possibile convalida del fermo e l'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare. A. P.

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