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Le case della Difesa cadono a pezzi con affitti alle stelle

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Il Ministero non fa i controlli e le considera ancora in buono stato

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Accadea una famiglia di militari in viale delle Medaglie d'oro, ma quella casa, proprietà del ministero della Difesa, è una stamberga, cadente, in condizioni pessime. Eppure l'ufficio generale del Comando militare della Capitale dell'Esercito ha mandato loro comunicazione dettagliata secondo la valutazione dell'osservatorio del mercato immobiliare. Soltanto perché la famiglia ha un reddito basso, le viene applicato uno sconto che riduce il canone a 660 euro: tale è infatti il calcolo previsto secondo il decreto legge per la «rideterminazione del canone degli alloggi di servizio occupati da utenti senza titolo». La cifra è comunque estremamente alta per chi ha uno stipendio da pensionato pari a 34mila euro lordi l'anno: il maresciallo capofamiglia ha un introito netto mensile di circa 1.700 euro. «Siamo alla beffa più totale - sottolinea Sergio Boncioli, presidente di Casadiritto, associazione che rappresenta gli utenti degli immobili militari - Arrivato il decreto governativo con cui si stabiliscono le regole per affitti e messa in vendita del patrimonio immobiliare militare, si stabiliva che i comandi dovevano verificare lo stato degli immobili, accertare i redditi 2009 delle famiglie e con queste valutare eventuali aggiornamenti sugli introiti e sul numero dei componenti del nucleo familiare. Solo dopo i comandi militari dovevano emanare provvedimenti amministrativi definitivi con il ricalcolo degli affitti e notificarli agli utenti. Dalla notifica devono decorrere i nuovi canoni». La cosa però è andata diversamente. Le famiglie dei militari si stanno vedendo notificare provvedimenti «provvisori» non previsti dal decreto e devono subito pagare quanto indicato, altrimenti via dagli appartamenti. Sono provvedimenti provvisori anche perché gli uffici tecnici dei comandi non hanno personale sufficiente per verificare lo stato reale degli appartamenti. Ma c'è fretta di fare cassa. «C'è un evidente corto circuito con il decreto e il regolamento attuativo», sottolinea Boncioli. Il problema nella sola Roma e per il solo Esercito, riguarda circa 600 famiglie dei cosiddetti «sine titulo» che si vedranno imporre «canoni di mercato» senza verifica reale delle abitazioni, dalla grandezza allo stato di conservazione. Da questa situazione sono esclusi i nuclei familiari da tutelare, quelli con redditi bassissimi e con componenti portatori di handicap, tanto numerosi quanto i precedenti. Le lettere di notifica sono già partite e molte altre stanno per essere inviate. Le schede tecniche che accompagnano queste comunicazioni parlano chiaro. Tornando all'esempio della catapecchia decadente di viale delle Medaglie d'oro 86, si legge che lo «stato conservativo è normale» come per i box e i posti auto coperti e scoperti, per un valore medio di mercato alla vendita pari a 5.700 euro al metro quadrato e un valore medio per l'affitto di 22 euro al metro quadrato. Il bello è che nella scheda dove andrebbero annotate le verifiche, la qualità delle finiture è annotata come «media», mentre non viene espresso nulla sullo stato di manutenzione: i parametri sono a zero come quelli della posizione, esposizione, impianti di rilevanza o sicurezza. È una valutazione errata perché nessuno è andato a verificare nulla, così la quotazione di mercato è rimasta alta, di conseguenza è troppo alto anche l'affitto reale propinato all'utente, canone sproporzionato alle condizioni fisiche dell'alloggio. Basta andare a vedere questa casa per accorgersi delle mura fradice, delle infiltrazioni d'acqua, degli infissi cadenti, delle tubature rotte e dei balconi che evitano di crollare da circa quindici anni grazie a puntellature. Il tutto a ridosso della collina di Monte Mario che in quel punto frana dal 1998, quando il Comune di Roma mise una prima barriera di contenimento, «rivelatasi poi insufficiente per garantire la sicurezza, tanto che tre o quattro anni fa decisero di metterne un'altra a metà strada», racconta Boncioli.

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