Nasce la squadra antimafia capitolina
Condue obiettivi principali: monitorare il fenomeno, prendere provvedimenti cautelari (personali e patrimoniali) alla luce del nuovo codice antimafia. La Procura di Roma ha deciso di andare giù duro contro l'infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico (e non solo) della Capitale. Ieri mattina a piazzale Clodio si è svolto un vertice presieduto dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, responsabile della Dda di Roma, al quale hanno partecipato procuratore capo Giovanni Ferrara, direttore della Dia Alfonso D'Alfonso, questore Francesco Tagliente, comandanti provinciale dei carabinieri, Maurizio Mezzavilla, e della Guardia di finanza, Ignazio Gibilaro. Nella riunione sono state prese in esame la situazione della criminalità organizzata, anche con riferimento agli ultimi fatti di sangue verificatisi a Roma e in provincia, e le modalità di intervento di natura patrimoniale (sequestro, confisca e gestione dei beni illeciti) nell'ambito di una strategia comune che consenta alle varie forze dell'ordine di lavorare con il coordinamento operativo della Procura. L'incontro è l'ultima tappa di un percorso antimafia tracciato sin dal giugno scorso. Il 21 del mese sindaco di Roma (Gianni Alemanno), presidente di Palazzo Valentini (Nicola Zingaretti) e di Camera di commercio (Lorenzo Cremonesi) insieme col prefetto Giuseppe Pecoraro hanno firmato un protocollo per contrastare le infiltrazioni della malavita nel commercio e nelle imprese di Roma. L'iniziativa vuole creare una banca dati dove forze dell'ordine e magistratura possono attingere per avere il quadro aggiornato di compravendite, cessioni di azienda e passaggi di licenze commerciali. Anche i Comuni della provincia sono stati chiamati a fornire il loro contributo, riversando le stesse informazioni fiscali nella banca dati. Un apporto importante che però ha mostrato un limite: l'adesione degli enti locali è volontaria quindi non tutti hanno aderito. In seguito, prefetto Pecoraro, vertici di Procura e di polizia, carabinieri e Fiamme gialle hanno relazionato sul «caso Roma» alla Commissione parlamentare antimafia e alla Commissione sicurezza della Regione. Allargando il quadro anche alla serie di omicidi e gambizzazioni che hanno imbrattato di sangue le strade della Capitale. Le cause sono state spiegate dal procuratore capo Giovanni Ferrara: «Roma è un luogo di investimento non di battaglie o di sangue. Ci sono piccole bande criminali molto violente». Proprio ai primi di ottobre il sostituito procuratore antimafia Maurizio De Lucia aveva lanciato l'allarme di una «nuova Banda della Magliana».