Lanciarono sassi e bombe carta Ai domiciliari cinque minorenni
Altri arresti per gli scontri a piazza San Giovanni di sabato 15 ottobre. E a Pisa, un altro in manette per aver dato fuoco al blindato dell'Arma. I primi sono cinque studenti minorenni, tra i quali anche delle ragazze: quattro di 16 anni e uno di 17, delle zone di San Giovanni, San Paolo, e nell'hinterland romano, a Guidonia e Ardea. Tutti accusati di danneggiamento a seguito di incendio e resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale. Il secondo è un ragazzo toscano di 28 anni, preso dopo la cattura dello studente avellinese a Chieti, Leonardo Vecchiolla, 23, sospettato di tentato omicidio del carabiniere che era sull'automezzo, devastazione e danneggiamento. I minori erano già stati denunciati dalla polizia assieme ad altre sei persone per incendi e danneggiamenti in via Merulana. Ieri mattina gli investigatori del Commissariato Viminale di Gaetano Todaro hanno notificato gli ordini di custodia cautelare domiciliare. A convincere il Gip è stata la pericolosità dei soggetti. La sera degli scontri, intorno alle 18,15, verso la fine della battaglia in piazza, con l'oscurità della sera i disordini sono proseguiti in maniera sparsa: cassonetti incendiati, ancora lancio di sassi, biglie d'acciaio e bombe carta contro le forze dell'ordine. Stando alle indagini, i cinque facevano parte di questo "plotone" di violenti, trovati in possesso di due maschere antigas, manico di piccone con nastro adesivo come impugnatura e numerosi volantini inneggianti alla rivoluzione. Secondo gli investigatori, i cinque non si conoscevano tra di loro, non frequentavano lo stesso centro sociale. Tutti hanno alle spalle famiglie tranquille, padre e madre che lavorano. L'unico legame sarebbe stata la violenza. Gli arresti comunque confermano le riflessioni dell'intelligence sulla vera novità dei disordini di ottobre, rappresentata proprio dalla partecipazione di minori. L'inchiesta non è finita. Lo aveva detto poche dopo gli scontri il procuratore aggiunto di Roma Pietro Saviotti, che coordina le indagini sul 15 ottobre: «Questi primi arresti nascono da contestazioni secche, per fatti specifici, poi vedremo se e per chi ipotizzare reati più gravi».Sotto la lente d'ingradimento delle forze dell'ordine non ci sono soltanto minorenni sedotti dal messaggio violento, ma anche presunti «registi» della giornata nera, adulti vicini ad ambienti antagonisti e anarco-insurrezionalisti, personaggi noti a Commissariati e caserme che avrebbero pianificato il caos. Le parole del Gip de Tribunale di Roma, Elvira Tamburelli, che ha firmato i primi arresti, confermano l'ipotesi: «Il contesto di particolare carica di violenza e forza intimidatrice contro le forze dell'ordine non pare affatto espressione di azioni improvvisate e slegate tra loro, ma frutto di un'azione concertata tra i facinorosi. Esistono dati oggettivi che supportano significativamente l'ipotesi accusatoria che si sia trattato di un'azione concertata».